Casse, obiettivo formazione

Aiutare la formazione e la crescita professionale per migliorare anche i redditi dei professionisti. È un compito che le Casse di previdenza tendono ad assumersi sempre piĂš spesso. Non tutte con la stessa convinzione e non tutte nello stesso modo. Ma è un fatto che negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative degli enti autonomi di previdenza che hanno cercato di contrastare i morsi della crisi economica finanziando in vario modo la formazione dei propri iscritti. L’ipotesi di fondo è che una maggior qualificazione professionale si traduca anche, mediamente, in un aumento del reddito (e quindi anche dei contributi versati alla propria cassa di previdenza). I piĂš convinti della bontĂ  di questa impostazione sembrano essere i consulenti del lavoro, che per Fanno in corso hanno stanziato la bella cifra di 1 milione e 650 mila euro finalizzati alla realizzazione di corsi per il potenziamento delle competenze degli iscritti. Budget di tutto rispetto anche per agenti di commercio, che hanno reso disponibile 1,5 milioni di euro, periti industriali e avvocati (1 milione ciascuno), mentre 700 mila euro è la cifra stanziata dalle Casse di previdenza di geometri e biologi. Un po’ in ritardo i dottori commercialisti, che solo l’anno scorso hanno ottenuto il via libera dei ministeri del lavoro e dell’economia alle modifiche regolamentari varate per la messa a disposizione di risorse per l’avvio, il sostegno e l’espansione dell’attivitĂ  professionale. Per le medesime attivitĂ , i ragionieri stanno ancora aspettando il nullaosta dei dicasteri vigilanti che, si tratta di welfare, sembrano andarci con i piedi di piombo (non è un caso che i tempi richiesti per modifiche regolamentari di questo tipo sono di solito molto lunghi). Proprio per rendere piĂš agevole alle Casse l’esercizio di queste attivitĂ  a favore degli iscritti, da tempo il governo sta cercando di disciplinare l’attivitĂ  con un atto normativo di portata generale. Il Jobs act aveva ampliato la possibilitĂ  di fare welfare, ma poi il decreto legislativo di attuazione non è mai stato approvato. Si è provato a inserire una norma ad hoc nel decreto legge sul reddito di cittadinanza, ma senza successo. L’ultima versione del decreto crescita, che sarebbe stato approvato dal consiglio dei ministri un paio di settimane fa, ma che finora non è approdato in Gazzetta Ufficiale, contiene un ulteriore tentativo di istituzionalizzare l’attivitĂ  di sostegno agli iscritti da parte delle casse di previdenza. In particolare si autorizza, per l’attivitĂ  di welfare, l’impiego di ÂŤuna quota fino al 5% dei rendimenti lordi cumulati del patrimonio delle singole gestioni previdenzialiÂť. Una norma che, se approvata, renderebbe le singole Casse molto piĂš libere e spianerebbe la strada a progetti che spesso incontrano notevoli ostacoli burocratici. La stessa norma prevede anche l’istituzione di appositi organismi di vigilanza per verificare gli effetti concreti dell’impegno di queste risorse. Un monitoraggio di questo è tipo è stato per esempio realizzato dall’Enpab (biologi) riscontrando che i redditi dei professionisti che avevano partecipato a progetti formativi nel 2017 si erano incrementati mediamente del 5%. Un riscontro empirico che giustifica il fatto che negli ultimi anni sia cresciuto il ruolo delle Casse di previdenza non solo nelle attivitĂ  di assistenza economica agli iscritti che si trovano in particolari situazioni di disagio (invaliditĂ  temporanea, non autosufficienza, maternitĂ , disabilitĂ , ma anche accesso al credito o a polizze professionali), ma stiano sempre piĂš prendendo piede misure di sostegno (ad. es. prestiti d’onore) per il completamento degli studi, delle specializzazioni e il conseguimento di master specialistici.

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