VIDEO | Numeri in crescita per l’ottava edizione di Arkeda a Napoli: +16% di visitatori

NAPOLI – Fa segnare una crescita del 16% rispetto al 2019 (nel 2020 la fiera non si è svolta per l’emergenza Covid) l’ottava edizione di Arkeda, il Salone dell’architettura, edilizia, design e arredo, organizzato da Progecta, che si è svolto dal 3 al 5 dicembre nella Mostra d’Oltremare di Napoli.Dopo lo stop imposto dalla pandemia, il Salone è tornato ad appassionare clienti e, soprattutto, professionisti del settore.”C’è grande voglia di ricominciare, sia da parte degli espositori che dei visitatori. Un’onda di entusiasmo – ha commentato Roberto Cappelli, direttore scientifico di Arkeda – che ci porta a ritenere che la strada intrapresa sia quella giusta, una strada da seguire anche per gli anni a venire”.Pioggia di riconferme per il 2022, soprattutto da parte delle aziende del design che continuano ad apprezzare le innovazioni proposte da Arkeda. Dal laboratorio in presenza, ai confronti b2b, passando per le novità presentate nel Teatro delle Idee, il Salone continua ad attrarre anche buyers internazionali e firme mondiali del design.”L’incremento di visitatori ed espositori è un forte segnale di ripresa. L’auspicio – ha sottolineato Angioletto De Negri, amministratore di Progecta, società organizzatrice della fiera – è che le istituzioni siano più partecipi: il comparto fieristico ha bisogno del sostegno ma anche della vicinanza e della presenza delle figure istituzionali in quanto rappresenta un fondamentale trampolino di lancio per l’intero territorio”. De Negri ha annunciato che Arkeda tornerà il prossimo anno: il Salone si terrà dal 2 al 4 dicembre 2022 negli spazi della Mostra d’Oltremare di Napoli. “Abbiamo già numerosissime richieste – ha spiegato De Negri – da parte di gruppi di espositori, grandi firme internazionali del design, e la certezza di una partecipazione dell’Ice che già quest’anno ci ha affiancato con Gustus. La caratteristica delle sei fiere che organizziamo è proprio l’internazionalizzazione”.

Accanto alle esposizioni, Arkeda ha promosso corsi di formazione dedicati alla deontologia e non solo. “Arkeda – ha spiegato Domenico Ceparano, vicepresidente dell’ordine degli architetti di Napoli – ci dà l’opportunità di presentare tutte quelle proposte che servono non solo a noi architetti e alle imprese, ma alla comunità. Arkeda ormai è diventata una delle manifestazioni più grandi del Mezzogiorno”.A cura dell’ordine degli architetti numerosi eventi come ‘Casa Sicura’, un confronto su come è possibile coniugare design, confort e sicurezza anche negli ambienti domestici, ‘Superbonus ed ecobonus verso il 2022: luci e ombre’ e ‘Architettura, Hospitality, Turismo, Pnrr’, dedicato al connubio tra architettura di qualità e attrazione turistica, senza dimenticare i nuovi fondi messi a disposizione dall’Europa che vedono nei professionisti gli attori principali della delicata fase delle progettazioni.

“In questa fase di ripartenza il ruolo delle professioni è importantissimo, c’è una richiesta di tecnici elevatissima”, ha ricordato Edoardo Cosenza, assessore comunale alle Infrastrutture e la Mobilità del Comune di Napoli e presidente dell’ordine degli ingegneri di Napoli. “Anche noi ingegneri siamo presenti con degli eventi significativi e – ha assicurato Cosenza – stiamo programmando una presenza anche decisamente più importante per l’anno prossimo”.Arkeda ha ospitato una riflessione pubblica su ‘Green economy ed etica professionale’, con il magistrato Aldo De Chiara che ha evidenziato come le normative in materia, a partire dall’ultimo dl 157/2021, abbia affidato “all’architetto il primario ruolo di presidio di legalità e trasparenza”. Presente ad Arkeda anche l’associazione di design italiano, protagonista di una conferenza su ‘Design e Sviluppo del Territorio’. “Riteniamo – ha spiegato il presidente di Adi Campania Andrea Jandoli – che il design possa fare molto per il territorio. Si tratta di una metodologia di progetto che attiva dei meccanismi capaci di andare a guardare lo sviluppo del territorio, le economie, le interfacce tra la cultura del territorio, l’identità del territorio, il tessuto produttivo, anche artigianale, che può attivarsi per generare nuovi modelli di consumo più responsabili, più culturalmente evoluti”.

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