La riforma della giustizia tributaria è una prioritĂ per il nostro paese. Non parlerei solo del processo tributario ma dell’intero ordinamento. Ho presentato una proposta di legge che prevede l’introduzione della figura di un giudice che sia terzo, imparziale e a tempo pieno. Che possa cosĂŹ essere specializzato, come richiede questo settore, approfondendo le diverse tematiche che lo caratterizzano. Un sistema la cui magistratura non sia piĂš incardinata nel Mef, che è lo stesso ministero che ha poi il compito di erogare i provvedimenti impositivi. I giudici tributari devono essere incardinati presso il ministero della Giustizia o presso la Presidenza del Consiglio. L’accesso deve essere per concorso pubblico e la carriera deve prevedere gli stessi step di quella dei giudici ordinari con l’applicazione degli stessi procedimenti disciplinari e con un sistema di monitoraggio e regolamentazione delle attivitĂ da parte del CsmÂť. Queste le parole con le quali Giusi Bartolozzi, componente del gruppo misto in commissione giustizia della Camera, ha illustrato la sua proposta di legge nel corso del webinar ÂŤFine d’anno, oltre alla legge di bilancio quali riforme porterĂ sotto l’albero?Âť promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. ÂŤMi aspetto le difficoltĂ poste dalla riottositĂ di chi si oppone all’istituzione del giudice unico. Alla base di questa opposizione – ha proseguito l’onorevole Bartolozzi – ci sono sicuramente questioni economiche legate alle indennitĂ percepite e ai vantaggi che provengono dalla funzione aggiuntiva. Io credo invece che bisogna volare alto e in tema di riforme il Pnrr offre l’occasione giusta per farloÂť. All’attenzione del Parlamento anche le proposte presentate dal partito di Massimo Bitonci, deputato della Lega in commissione bilancio: ÂŤDobbiamo rendere la giustizia tributaria piĂš snella. Un tema attuale perchĂŠ il magazzino fiscale ha superato i mille miliardi di euro. Una cifra elevata che non è in buona parte esigibile e che altera la trasparenza del bilancio pubblico. Per non parlare dei costi di riscossione per riemettere sempre le stesse cartelle a chi non potrĂ comunque pagare. Si deve evitare di far pagare sanzioni e interessi dei debiti con fisco, dilazionando i pagamenti in almeno cinque anni. E’ l’unica risposta concreta – rimarca l’ex sottosegretario al Mef – a chi, dopo il blocco imposto dall’emergenza pandemica, si trova adesso a dover pagare tutto il pregresso in un’unica soluzione. Un modo di alleggerire anche il carico sulla giustizia: il 50% dei contenziosi in Cassazione è di carattere tributario. Altra misura importante da recuperare è la possibilitĂ di chiudere le liti pendenti in primo e secondo grado con il saldo e stralcio. Nel 2019 ben 800 milioni sono arrivati allo Stato da questa misura. La proposta della rottamazione quater l’abbiamo depositata per riaprire ai debiti degli anni 2018 e 2019. Una misura che non è onerosa per lo Stato e che darebbe una mano a tutti i contribuenti colpiti dalla crisiÂť. Per l’opposizione a Montecitorio è intervenuta Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia in commissione bilancio: ÂŤSulla giustizia tributaria e sul contenzioso siamo da tempo impegnati a chiedere la possibilitĂ di strutturare le magistrature come quella tributaria e quella dei giudici onorari. Una riforma che dovremmo chiamare piĂš correttamente ‘Controriforma’. I problemi sono tantissimi; strutturali perchĂŠ la magistratura tributaria è ancora gestita dal Mef; problemi processuali con limitazioni forti per i convenuti; problemi di coordinamento con gli altri processi penali, civili, fallimentari. I numeri del contenzioso tributario sono enormi e insostenibili. I giudici tributarĂŹ (di cui il 47% non sono togati) si occupano di una fetta rilevante del pii italiano. Siamo disposti a collaborare per una legge che riformi l’intera materia attraverso la realizzazione di un Testo unico semplificato. Anche se ho l’impressione – conclude Lucaselli – che il governo questa volontĂ non l’abbia affattoÂť.
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