Revisori e sindaci dimezzati

Dimezzate le sri con l’obbligo di nomina dell’organo di controllo. Se verrà approvato l’emendamento al di crescita presentato dal deputato Alberto Gusmeroli, che riscrive i limiti patrimoniali per la nomina obbligatoria, le società coinvolte saranno poco meno di 90 mila, a differenza delle circa 180 mila che sono ricomprese dalle soglie originali identificate dalla riforma della crisi di impresa. E’ quanto emerge dallo studio realizzato dalla Cerved, la società scelta dal Consiglio nazionale dei commercialisti come partner scientifico per la definizione degli indicatori delle crisi di impresa; la compagnia siederà al tavolo di lavoro che definirà i parametri con cui verranno attivate le procedure d’allerta. Il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (dlgs 14/2019) ha ridefinito i limiti entro i quali una società è obbligata a nominare un organo di controllo o un revisore contabile: l’obbligo è previsto per le aziende che, negli ultimi due esercizi, hanno l’attivo dello stato patrimoniale superiore ai 2 milioni di euro, un volume di ricavi superiore ai 2 milioni e almeno dieci dipendenti occupati (l’obbligo è anche per le società che devono presentare un bilancio consolidato o per quelle che controllano una società obbligata alla revisione dei conti). L’emendamento presentato dal deputato leghista Gusmeroli, invece, riscrive questi limiti, aumentando tutte le soglie; infatti, ogni parametro sarà raddoppiato e, quindi, le società saranno obbligate alla nomina con un attivo patrimoniale e ricavi superiori ai 4 milioni e almeno 20 dipendenti. Le nuove soglie quindi, secondo lo studio Cerved, dimezzerebbero il numero di società obbligate alla nomina: «una delle principali novità della riforma riguarda l’obbligo dell’adozione di un organo di controllo interno anche per le Sri che superano determinati parametri» si legge nella nota Cerved. «Questa novità riguarderebbe circa 180 mila srl, con impatti sui costi che potrebbero essere rilevanti soprattutto per le società più piccole. Meno dirompente sarebbe l’introduzione delle soglie previste dall’emendamento Gusmeroli, che farebbero scendere il numero di società a 88 mila». Per aiutare le imprese nell’affrontare queste novità, Cerved metterà a disposizione una serie di servizi, tra cui «prodotti che consentiranno alle aziende non solo di essere compliant, ma anche di avere gli strumenti adeguati per tenere monitorato l’andamento del business e non superare le soglie consentite». L’analisi evidenzia anche l’impatto della riforma da un punto di vista territoriale. In tutte le regioni, l’approvazione dell’emendamento Gusmeroli si tradurrebbe in un dimezzamento delle aziende obbligate alla nomina. Con l’impianto originario, la Lombardia è la regione in cui ci sarebbe il maggior numero di Sri obbligate (46.906), seguita dal Veneto (20.225), dall’Emilia Romagna (17.580), dal Lazio (17.297) e dalla Toscana (13.010). Con i nuovi limiti, la graduatoria rimarrebbe la stessa ma, come detto, sarebbe dimezzato il numero di Sri coinvolte. Infine, è stato analizzato anche l’impatto di un altro emendamento, prima firmataria Silvana Comaroli, che innalzerebbe ancor di più i limiti portando, ad esempio, il livello di fatturato a 6 milioni di euro e il limite minimo di dipendenti a 50; in questo caso, il numero di società coinvolte scenderebbe a quota 13 mila.

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