Equo compenso, associazioni in protesta e testo ancora bloccato in Parlamento

Disputa sull’equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti più accesa nella «galassia» dei rappresentanti delle varie categorie di lavoratori autonomi, che in Parlamento, dove il disegno di legge 2419 (a prima firma della leader di Fdl Giorgia Meloni e siglato dai deputati di Lega e Fi Jacopo Morrone e Andrea Mandelli) ieri pomeriggio è rimasto (ancora una volta) nelle «secche»: la Commissione Giustizia del Senato, infatti, a quanto apprende ItaliaOggi, non ha potuto procedere all’esame del testo, ieri pomeriggio, giacché la Commissione Bilancio finora ha fornito 14 pareri sulla copertura finanziaria di altrettanti emendamenti. All’appello, però, ne mancano altri 132, di cui è stata sollecitata la stesura. Nel frattempo, come accennato, si infiamma il dibattito fra chi vorrebbe un varo celere del testo, senza correzioni, per evitare la «fagliela» della conclusione della XVIII Legislatura, all’inizio del 2023, e chi, invece, reputa «inaccettabile» varare la legge così come è giunta dalla Camera, nell’autunno dello scorso anno. Professionltaliane, che riunisce 23 Consigli nazionali degli Ordini, cui sono iscritti circa 2 milioni di lavoratori indipendenti, ha scritto (nuovamente) ai membri della II Commissione di palazzo Madama, a nome di presidente e vicepresidente Armando Zambrano e Marina Calderone; è «prioritaria e indispensabile» l’approvazione definitiva del testo «nella stesura attuale», essendo già stato «migliorato sotto numerosi aspetti», a partire dall’aggiornamento dei parametri con cui individuare i compensi alla rideterminazione dei corrispettivi non corrisposti, fino alla nullità delle clausole vessatorie e alla chance di intraprendere un’azione di classe da parte degli Ordini, recita la lettera. Il vertice di Confprofessioni Gaetano Stella lamenta, invece, che sebbene «ci fosse stato assicurato che ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per correggere la norma in Senato», ora «registriamo fortissime pressioni per avallare una norma che punisce i professionisti, anziché tutelarli», poiché contiene «incomprensibili previsioni di sanzioni disciplinari a carico del lavoratore autonomo che sia parte di un rapporto contrattuale lesivo dell’equo compenso». Ed è, dunque, allo stato attuale, «inaccettabile».

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