“Per fare riforme efficaci è necessario il nostro coinvolgimento”

Elbano de Nuccio sente, molto forte, il peso della responsabilità della sua nomina a presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti.

Presidente come sarà il nuovo Consiglio nazionale e quali sono le priorità?
Questo sarà un consiglio operativo, di prossimità, di vicinato alle esigenze dei colleghi e non di rappresentanza. Vogliamo affermare e ricostruire un senso di unità. Con i’insediamento si è chiusa una pagina buia della nostra professione, che ha visto un susseguirsi di ricorsi e di lotte all’interno della categoria. Oggi è il momento di mettere da parte queste frizioni, di ragionare in termini di compattezza per ridare una dignità professionale e personale ai commercialisti italiani. La priorità è quella di razionalizzare il nostro lavoro, anche attraverso la ridefinizione del calendario di scadenze fiscali.

Quali sono dossier sul tavolo del Consiglio?
L’equo compenso, e mi auguro che il Ddl in discussione venga approvato per definire un parametro di legge, anche se riconosco che la norma è perfettibile; la riforma del processo tributario; la riforma del Codice della crisi d’impresa; la riforma fiscale. C’è poi la necessità di riformare la professione alla luce del mutato contesto competitivo, un ammodernamento che deve essere fatto di comune accordo con il ministero della Giustizia, nostro ministero vigilante. È necessario quindi modificare il decreto legislativo 139 per adeguarlo al nuovo sistema professionale in cui i commercialisti operano. Mi riferisco in particolare a una revisione dell’oggetto, delle incompatibilità, dei sistema elettorale.

Parliamo più nel dettaglio delle riforme in cantiere.
Per avviare un processo di riforma che non sia mera manutenzione è necessario il coinvolgimento dei commercialisti ai tavoli tecnici ministeriali, perché siamo noi a dover applicare queste norme. Un concetto che ho sottolineato anche alla presenza della ministra Cartabia. È inutile consultare ex post. La nostra partecipazione è necessaria per scrivere norme fiscali e tributarie che siano efficaci ed efficienti; una norma scritta male è un danno per tutti. A questo proposito trovo incomprensibile l’esclusione dei laureati in economia dall’organo giudicante della giustizia tributaria, visto che spesso le questioni discusse nelle commissioni tributarie hanno una genesi di carattere tecnico contabile.

Parliamo ora di esclusive e specializzazioni.
Sono due temi che vanno di pari passo. È nell’interesse della qualità del servizio e, quindi, della collettività conferire ai commercialisti competenze tecniche altamente qualificate. La scorsa legislatura ha lanciato il modello Saf; ora dobbiamo lavorare sulla declinazione applicativa di quel modello. La formazione specialistica deve essere più flessibile, a costi contenuti e lavoreremo con il ministero dell’Università a un accordo quadro per ottenere un riconoscimento di equipollenza dei corsi delle Saf ai master universitari.

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