Cnpr Forum: “Dalle banche territoriali impulso al credito”

Dalle banche territoriali giunge la conferma della necessitĂ  di favorire l’offerta di credito in una fase di grande incertezza dell’economia, ma la politica sollecita anche un miglior impiego del credito e la necessitĂ  di mantenere una visione umana nella relazione banca-cliente. E’ quanto emerso nel corso del webinar “Diamoci credito: banche di territorio per accompagnare imprese e famiglie fuori dalla tempesta”, promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.”La bio-varietĂ  nel mondo bancario è fondamentale. Questa diversitĂ  deve essere incentivata per mettere alla prova i modelli degli istituti di credito territoriali su piĂš ampia scala, svincolandoli da lacci e lacciuoli burocratici, mettendo fine alla battaglia culturale in atto sulla proporzionalitĂ  e adeguatezza delle norme”, afferma Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, aggiungendo “non è vero che la banca di territorio è sinonimo di rischiositĂ . La migliore selezione del credito che questi istituti sono in grado di realizzare non deve essere avvilita da modelli che omologano tutto”. Gatti ha ricordato che nel periodo da marzo 2020 a febbraio 2022 il totale del credito erogato a imprese, filiere agricole e famiglie ha registrato un piĂš 22% e positivo è stato anche il saldo della patrimonializzazione cresciuta dal 18,8 al 21,5%. Sulla mancata omogeneitĂ  dell’accesso al credito si è soffermato il deputato FI Luigi Casciello sottolineando “bisogna portare avanti un approccio culturale diverso quando si parla di finanza e del mondo bancario. Dobbiamo capire quanta parte di questa crescita del credito abbia riguardato anche il Mezzogiorno” ed occorre anche “intervenire chirurgicamente lĂŹ dove c’è piĂš bisogno” ad esempio sui professionisti e le partite IVA.Secondo Catello Vitiello, parlamentare IV, “è necessario coniugare il credito alle imprese con i princĂŹpi di sostenibilitĂ  e sviluppo. L’epoca dei fondi a pioggia è finita e in molti farebbero bene ad accorgersene. La strada da intraprendere è quella dell’accompagnamento delle imprese nella transizione ecologica, riconvertendo il tessuto industriale del Paese”. “L’unico credito buono – ha aggiunto – è quello che si restituisce. Il credito deve avere un valore sul futuro dell’investimento che ci si accinge a fare. Un conto è chiedere liquiditĂ  per rilanciare sviluppo e occupazione, altra cosa è per fare fronte ai debiti con i fornitori. Lo Stato attraverso le sue risorse deve incentivare l’ingresso nel mondo lavorativo preoccupandosi di investire sul capitale umano. Questo è un debito sano”.Il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Claudio Cavallo, commercialista e revisore dei conti dell’Odcec di Cuneo, affermando “quando si parla di banche di territorio è immediato il riferimento al ruolo che svolgono. Il vantaggio delle banche locali è quello di una presenza capillare con una conoscenza puntuale della clientela. Il tema del credito non può essere delegato a semplici algoritmi, non lo troviamo affatto appropriato. Tutte le statistiche evidenziano che le banche di credito cooperativo hanno mediamente rilasciato il maggior credito facendo registrare minori sofferenze”.Paolo Longoni, consigliere d’amministrazione della Cnpr, ha concluso “uno dei grandi problemi nel settore bancario è la spersonalizzazione completa nel rapporto tra cliente e istituto di credito. La concentrazione del credito è oramai circoscritta a pochi istituti bancari”. “La banca sta smettendo di essere interlocutrice degli utenti – ha sottolineato – assumendo le sembianze di una ‘macchina’ all’interno della quale si inseriscono dati e statistiche. Contro questa visione le banche locali rappresentano la speranza per la loro capacitĂ  di dialogare con i clienti e di capire le esigenze reali del territorio. Nelle valutazioni del credito va messo in risalto il ‘rating umano’ che non può solo riguardare il package di garanzie ma anche la credibilitĂ  del soggetto che lo richiede. Gabbie e norme di vigilanza fanno poi il resto. Di regole a volte si muore e sarebbe il caso di semplificare le funzioni di vigilanza per l’adempimento delle tantissime norme giĂ  esistenti”.

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