Colombia, Secue (Consejo Indigena): “Guerra sporca contro Gustavo Petro”

ROMA – “Partiamo alla volta di quelle aree della Colombia dove l’affluenza al primo turno è stata bassa per svegliare le coscienze della gente. A maggior ragione in questa fase acuta della ‘guerra sporca’ contro il candidato Gustavo Petro”. Harold Secue, responsabile per la comunicazione esterna del Consejo Regional Indígena del Cauca (Cric), parla con l’agenzia Dire del ballotaggio delle elezioni presidenziali previste per domenica 19. Lo fa da Popayan, che del dipartimento del Cauca, nel sud del Paese, è il capoluogo.

La città è la tappa di partenza della carovana “Viento del sur, Minga por el cambio”, che porterà diversi movimenti sociali del Paese fino a Neiva, 160 chilometri a nord-est, con una lunga parabola che passerà prima per Calì, terza città più popolosa del Paese e nodo cruciale della sua regione sud-occidentale, e poi per Pereira, che da Neiva dista a sua volta altri 100 chilometri. Un percorso modificato rispetto ai primi annunci, che vedevano la partenza nella città di Narino e l’arrivo nella capitale Bogotà.

“Lo abbiamo cambiato sia per questioni logistiche che politiche. Abbiamo infatti scelto di privilegiare aree che hanno visto un’affluenza inferiore al 60 per cento, per conquistare menti e voti”, dice Secue, che poi entra nel vivo degli obiettivi. “Lo scopo è sicuramente sostenere la candidatura di Petro e della vicepresidente Francia Marquez, ma la prospettiva è ben più ampia della mera logica elettorale”.

L’attivista spiega: “Bisogna far capire che la Colombia è governata dalla destra da 200 anni, due secoli fatti di promesse su sviluppo e cambiamento che non sono mai arrivati, Ora tutto è peggiorato ulteriormente per le comunità, il costo della vita è molto più alto, c’è maggiore insicurezza”.

Il timore degli attivisti è che alla sinistra progressista non venga di fatto consentito di prendere il potere, come già successo in passato anche con omicidi di aspiranti presidenti, come il candidato del partito liberale alle elezioni del 1950 Jorge Eliécer Gaitán, ucciso nel 1948, e Luis Carlos Galán, colpito a morte poco prima di un comizio nel 1989. Secue avverte: “E’ in corso una guerra sporca contro Petro, col fine di deligittimarne le proposte in tutti i modi e di dimostrare al popolo colombiano che a cambiare le cose sarà il suo avversario, Rodolfo Hernandez”.

Secue rafforza la sua tesi anche a fronte di rivelazioni fatte dalla stampa colombiana che andrebbero in senso opposto a quello immaginato dall’attivista. Video trapelati mostrano l’equipe dalla campagna di Petro pianificare una serie di mosse ai limiti della legalità per far fuori politicamente il candidato di destra Fico Guterrez, quello più in linea con la tradizione politica dell’attuale presidente Ivan Duque, ma anche immaginare patti segreti con altri candidati e addirittura organizzare incontri con detenuti in carcere in odore di estradizione da contrattare in cambio di favori. A fare la guerra sporca, titolano i quotidiani colombiani, su tutti Semana, sarebbe Petro, il candidato del fronte progressista del Pacto historico.

Un terremoto, che non scuote Secue: “E’ evidente che si tratta di una strategia pensata ad hoc per togliere potere politico-elettorale al candidato e per calunniarlo. Ognuno ha messo in campo la sua strategia elettorale, come ovvio. Hernandez ha condotto una delle campagne elettorali più scorrette della storia della Colombia- aggiunge l’attivista- eppure quando dice cose al limite della minaccia la stampa lo descrive come uno che dice le cose in faccia, senza evidenziare i rischi legali e politici del suo discorso”.Il candidato, un magnate che vive negli Stati Uniti e che è descritto da molti come il “Donald Trump colombiano”, ha annullato tutte le sue apparizioni pre-elettorali denunciando rischi per la propria vita, anche alla luce di quanto emerso dai video rilanciati dai media.

Chiacchiere e tattiche, secondo il responsabile del Consejo, che dice di voler parlare piuttosto di storie politiche e programmi concreti. “Petro è cresciuto dalle basi sociali, conosce il Paese e ha proposte serie per dare il là al cambiamento a partire dai settori dell’istruzione e del rispetto dei territori, a differenza di Hernandez, che fa solo tanto populismo e propone di gestire la Colombia come fosse un’azienda privata”.Nella visione dell candidato del Pacto Historico, senatore ed ex sindaco di Bogotà, c’è poi una parola d’ordine che è fondamentale per il Consejo: pace. A cinque anni dagli accordi che nel novembre 2016 misero nominalmente fine a oltre mezzo secolo di conflitto fra lo Stato e le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc), il Cauca è diventato l’emblema della pace che non arriva mai nel Paese sudamericano. Solo nei primi mesi del 2022, stando ai dati della ong Indepaz, nel dipartimento sono stati uccisi 12 attivisti sociali mentre 21 persone hanno perso la vita nei cosiddetti “masacres” di civili, commessi da paramilitari, narcotrafficanti o milizie dissidenti. “Petro conosce gli accordi di pace, li ha seguiti ed è stato anche critico quando serviva” dice Secue. “Il fatto che scommetta per la pace è l’aspetto che preferiamo della sua idea di Colombia”.
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