VIDEO | Italiano-cinese-friulano, il dizionario di Alessio nasce a Chengdu

ROMA -“Sto scrivendo un vocabolario trilingue: friulano, cinese e italiano, per fare una sorta di vicinanza tra questi idiomi, per permettere alle persone di avvicinarsi sempre di più alla lingua cinese. Un’idea nata due anni fa che cattura tutto il mio tempo libero. Sono arrivato a circa 25mila vocaboli. È un dizionario che ancora non è finito e chissà quando finirà”. Lo racconta alla Dire Alessio Potocco, 45 anni, nostro connazionale originario di Corno di Rosazzo, in provincia di Udine, che da circa tre anni e mezzo si è trasferito stabilmente in Cina insieme a sua moglie.

L’agenzia lo ha raggiunto telefonicamente a Chengdu, dove insegna lingua italiana all’Università normale del Sichuan. Alessio porta sempre con sé l’amore per l’Italia. “Da tre anni- informa- sto insegnando l’italiano agli studenti universitari dell’Ateneo normale del Sichuan. Ho avuto due classi, per un totale di 66 neolaureati tra ragazzi e ragazze, che avevano il sogno di studiare design in Italia. Adesso, a causa del Covid, solo 18 di loro andranno in Italia a studiare design, esattamente a Roma, presso lo Ied, l’Istituto europeo di design”. E se i giovani cinesi sognano l’Italia, Alessio ricambia da sempre l’amore per la Cina. Un amore nato fin da bambino. “Avevo l’idea, il sogno di studiare tutte le lingue di questo mondo- spiega- un sogno ovviamente impossibile. Il cinese è una delle lingue conosciute più difficili al mondo. Dopo la laurea a Trieste, dove ho studiato giornalismo alla facoltà di Scienze della comunicazione, mi sono iscritto da non frequentante alla triennale dell’Università Ca’ Foscari a Venezia. Una volta conseguita la laurea sono stato contattato dall’Università del Sichuan, la più importante di Chengdu, per fare un master triennale in giornalismo”.

Il Paese asiatico lo ha adottato a tutti gli effetti, ormai Alessio conosce usi e costumi del popolo cinese. “Eppure- precisa- dell’Italia e e del Friuli mi manca tutto. Sicuramente mi mancano i parenti e gli amici- sottolinea- anche se utilizziamo email e social network, che aiutano a stare vicini e a sentirsi abbastanza spesso. Ovviamente mi mancano il cibo e i vini. Ma poi mi manca l’atmosfera dell’Italia, il sole, i panorami. Anche la lingua: sentir parlare italiano è una cosa che mi manca assai. E mi mancano il mare, la montagna. Insomma, mi manca davvero tutto dell’Italia”.

Alessio pensa dunque che un domani farà rientro nel suo Paese d’origine. “Sono sposato da cinque anni e un mese con mia moglie. Il suo nome italiano- racconta orgoglioso- è Cleopatra, perché è bella come una regina. Prima o poi abbiamo intenzione di avere un bambino o una bambina. Sicuramente di fondo c’è l’idea di tornare in Italia o comunque in Europa”.

L’amore di Cleopatra per la propria lingua madre è testimoniato anche da due dipinti da lei realizzati che illustrano antichi caratteri cinesi e che il marito mostra con orgoglio. “Mia moglie- aggiunge- ha molti meno anni di me ma tra noi c’è veramente un grande amore, sincero e vero, dove l’età non conta. Lei sogna di insegnare cinese all’estero. Sta completando un Master triennale in una università in Cina, in una città a 800 chilometri da Chengdu. È arrivata al terzo anno, che svolgerà all’estero come docente di cinese in un qualsiasi Paese del mondo. Potrebbe anche essere l’Italia, chi lo sa, non è ancora stato deciso. In futuro anche lei diventerà una professoressa”.

Impossibile non affrontare con Alessio il discorso Covid-19, che ha investito anche la Cina e la città di Chengdu. “È stato sicuramente un momento molto duro- dice- parliamo di fine 2019, inizio 2020. Ricordo ancora molto bene quando nel gennaio-febbraio 2020 c’è stato un vero lockdown qui a Chengdu, circa tre settimane di chiusura totale. Non si poteva uscire se non in casi urgenti, sempre con indosso la mascherina. Un periodo duro non certo come in altre città come Shangai e la stessa Pechino”. Alessio Potocco si sofferma infine sulla situazione attuale. “Anche adesso- sottolinea- come docente universitario devo fare il tampone orale almeno una volta a settimana. Qui a Chengdu la situazione che vivo quotidianamente è comunque molto tranquilla e lo è già da un paio d’anni. Solo ogni tanto arriva la notizia di casi di persone contagiate, soprattutto di persone che vengono da fuori città”, conclude.

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