Quorum, sistema da rivedere

La scarsa affluenza di votanti per i cinque referendum sulla giustizia era cosa ampiamente prevista da esperti e analisti. Solo un italiano su cinque ha espresso la propria opinione e i partiti corrono ai ripari. Da un lato i fautori del revisionismo di un istituto che, così com’è, non sembra più essere quello strumento democratico prezioso e indispensabile per una democrazia come la nostra. Prigioniero dei quorum che forniscono un’arma preziosa in più per chi vuole sabotarli. Dall’altro c’è chi vede un ulteriore scollamento tra politica e cittadini, fenomeno a dire il vero già evidente da molti anni, che difficilmente si potrà rimarginare se non si recupero un rapporto di fondo tra elettori e rappresentanti istituzionali. Sono questi  i temi trattati nel corso del webinar “Seggi deserti: E’ arrivato il caldo oppure il Referendum abrogativo è un istituto che va riformato?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Andrea De Bertoldi (segretario della Commissione Finanze e Tesoro del Senato), Vincenzo Presutto (capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Bilancio a Palazzo Madama), Luigi Casciello (deputato di Forza Italia in Commissione Cultura, Scienze e Istruzione a Montecitorio), Jacopo Morrone (parlamentare della Lega in Commissione Giustizia a Camera). Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Antonio Moltelo (commercialista dell’Odcec di Nola) e Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “Senza entrare nel merito politico del referendum, si possono certamente affermare due cose: che se ormai quasi tutti i referendum falliscono per il mancato raggiungimento del quorum significa che il sistema non funziona bene e va rivisto; a questo va aggiunto un tema che la politica deve affrontare, ovvero la troppa distanza creata con i cittadini che non si sentono partecipi delle decisioni. Rispetto al referendum è necessario affidarsi a modelli diversi da quello esistente, guardando anche alle soluzioni adottate da altri Paesi. Ad esempio, si potrebbe fare riferimento alla Svizzera e agli Stati Uniti, due nazioni che utilizzano spesso la consultazione referendaria e non prevedono il raggiungimento di un quorum. Riteniamo che l’istituto referendario non possa essere solo uno sperpero di denaro pubblico, pertanto qualcosa va fatto per rivedere il sistema, ma la decisione spetta ai parlamentari. Infine non si può ignorare lo spreco di soldi pubblici che avviene ogni volta che si indice un referendum che però non produce nessun effetto legalmente vincolante”.

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