La Cassazione blocca il processo Regeni, la famiglia: “Una ferita per l’Italia”

ROMA- “Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di giustizia per tutti gli italiani. ‘Abnorme’ è certamente tutto il male che è stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare né consentire l’impunità per chi tortura e uccide”. Così hanno affermato Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio Regeni, commentando attraverso l’avvocata Alessandra Ballerini la decisione della Cassazione in merito alla sospensione del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati della morte del ricercatore friulano nel 2016.

I FATTI

Ieri infatti la prima Sezione penale della corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Roma contro la decisione del gup, che l’11 aprile aveva stabilito la sospensione del procedimento richiedendo nuove ricerche degli imputati. Il nodo è la mancanza dell’indirizzo di domicilio a cui notificare gli atti, informazioni che le autorità egiziane – accusate già di tenere in carcere decine di migliaia di dissidenti – si sono sempre rifiutate di condividere con la controparte italiana. Ora celebrare il processo diventa non impossibile ma certamente più difficile. Regeni, che era scomparso il 25 gennaio del 2016 dal Cairo, dove conduceva ricerche per un dottorato a Cambridge, è stato trovato ucciso il 3 febbraio seguente lungo l’autostrada che collega la capitale ad Alessandria d’Egitto. Sul corpo, evidenti segni di tortura. La ricostruzione degli inquirenti di Roma ha individuato in quattro agenti della National security agency – l’agenzia per l’intelligence egiziana – i responsabili dell’uccisione del giovane originario di Fiumicello.

Erasmo Palazzotto, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, su Twitter ha scritto: “Le decisioni della magistratura si rispettano ma resta l’umiliazione per l’Italia di un regime che si prende gioco di noi utilizzando il nostro stato di diritto. Per questo serve la politica, perché gli assassini di Giulio Regeni non restino impuniti”. All’agenzia Dire il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, ha commentato: “Si è consentito a un governo, quello egiziano, che mai ha voluto collaborare alla ricerca della verità per Giulio Regeni, di sfruttare cinicamente le garanzie della procedura italiana per cercare ancora una volta di ottenere l’impunità per i suoi funzionari”.
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