Sfiorano la soglia delle 900 mila unità le nuove pensioni erogate nel nostro Paese dal 2021, ma pur essendo i trattamenti in maggioranza femminili, gli assegni delle donne risultano essere più leggeri dal punto di vista economico rispetto a quanto percepiscono gli uomini. È lo scenario che affiora dal monitoraggio dell’Inps sui flussi delle persone andate in quiescenza nell’anno passato e nel primo semestre di quello in corso: i trattamenti concessi a partire dal 2021, fa sapere l’Istituto di previdenza pubblico, sono pari a 877.724, per un importo medio mensile di 1.203 euro e, di questi, 490.097 finiscono nelle tasche delle donne, per un ammontare medio mensile di 1.018euro, mentre le 387.627 prestazioni che vengono distribuite ai maschi, mediamente valgono 1.436 euro al mese. Il quadro non cambia nei primi sei mesi di quest’anno. Le pensioni assegnate nella prima fase del 2022 sono 390.932 e in media hanno un peso di 1.173 euro: a prevalere, anche qui solo dal punto di vista quantitativo, sono le donne (212.623 contro 178.309 assegni maschili) . Tuttavia le somme attestano il permanere di un significativo gap fra i sessi: nelle tasche delle neo pensionate arrivano in media 959 euro mentre ai loro colleghi spetta quasi il 48% in più: 1.427 euro.
Pensioni, il gap di genere negli assegni: gli uomini incassano quasi il 50% in più
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