‘L’Uso dei farmaci in Italia’, Aifa: “Nel 2021 spesi 32,2 miliardi, il 3,5% in più del 2020”

di Manuela Boggia

ROMA – Nel 2021 la spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) è stata pari a 32,2 miliardi di euro, in aumento del 3,5% rispetto al 2020. La spesa pubblica, con un valore di 22,3 miliardi, ha rappresentato il 69,2% della spesa farmaceutica complessiva e il 17,4% della spesa sanitaria pubblica, ed è in aumento rispetto al 2020 (+2,6%). La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata di circa 13,8 miliardi di euro (233,5 euro pro capite), in crescita (+4,8%) rispetto all’anno precedente, mentre i consumi rimangono stabili (-0,3%). Sono i dati del Rapporto nazionale 2021 ‘L’uso dei farmaci in Italia’, realizzato dall’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed) dell’Aifa, presentato questa mattina a Roma.

Il Rapporto illustra il consumo e la spesa farmaceutica in Italia in ambito territoriale e ospedaliero, analizzando sia gli acquisti a carico del Servizio sanitario nazionale sia quelli sostenuti dal cittadino. Per quanto riguarda i cittadini, il Rapporto evidenzia che nel 2021 poco più di 6 su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci. È stata osservata una crescita della spesa pro capite e dei consumi con l’aumentare dell’età. In particolare la popolazione con più di 64 anni ha assorbito il 70% della spesa e delle dosi. Le Regioni del Nord hanno registrato una prevalenza inferiore (59,3%) rispetto al Centro (64,7%) e al Sud Italia (66,7%). Per quanto riguarda la popolazione pediatrica, il 35,1% ha ricevuto nel 2021 almeno una prescrizione di farmaci (il 53,8% dei bambini nella fascia di età prescolare). Rispetto al 2020 il Rapporto registra un incremento delle confezioni pro capite, concentrato nei bambini nei primi 5 anni di vita, mentre si riducono i consumi nei bambini in età scolare e negli adolescenti. I farmaci più prescritti restano gli antinfettivi per uso sistemico e quelli per l’apparato respiratorio; mentre i primi continuano a registrare una riduzione dei consumi, i farmaci dell’apparato respiratorio registrano una ripresa. Nella popolazione anziana la spesa media per utilizzatore è stata di 558 euro (599 negli uomini e 525 nelle donne). Quasi l’intera popolazione (97%) ha ricevuto nel corso dell’anno almeno una prescrizione farmacologica.

Nel 2021 la spesa farmaceutica pro capite, comprensiva dei medicinali acquistati direttamente dalle strutture sanitarie pubbliche e di quelli erogati attraverso il canale della convenzionata, è stata pari a 396,81 euro, in aumento rispetto all’anno precedente (+2,8%). I consumi, pari a 1.306,8 DDD/1000 abitanti die, registrano, differentemente dal 2020, un aumento rispetto all’anno precedente (+2,8%), in particolar modo in regime di assistenza convenzionata (+3,2%).

Tra le categorie ATC I livello a maggior spesa pubblica, tutte registrano un incremento rispetto all’anno precedente, ad eccezione degli antimicrobici per uso sistemico, eccezione attribuibile alla riduzione della spesa degli antibiotici in regime di assistenza convenzionata, e dei farmaci anti Hcv acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. Tra le categorie ATC I livello a maggior consumo, i maggiori incrementi sono stati registrati per i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, in particolar modo in regime di assistenza convenzionata, attribuibile all’aumento dei consumi della vitamina D e analoghi e degli inibitori di pompa protonica. Si riducono invece i consumi dei farmaci del sistema respiratorio, principalmente per effetto del decremento dei consumi dei farmaci per la BPCO e l’asma. Nel 2021 la spesa per farmaci di classe C a carico del cittadino ha raggiunto 6,1 miliardi di euro circa, con un incremento del 7% rispetto al 2020; di questi il 57% (3,5 miliardi) è relativo a farmaci con ricetta e il 43% (2,6 miliardi) a farmaci di automedicazione (SOP e OTC), comprensivi di quelli erogati negli esercizi commerciali.

Le benzodiazepine, contraccettivi e farmaci utilizzati nella disfunzione erettile si confermano le categorie a maggiore spesa. Considerando solo i farmaci di automedicazione, i primi principi attivi per spesa sono diclofenac, ibuprofene e paracetamolo.

I farmaci cardiovascolari hanno rappresentato la classe terapeutica a maggiore spesa (49,51 euro pro capite) e consumo (486,89 DDD) nel canale della convenzionata, mentre i farmaci antineoplastici e immunomodulatori e i farmaci del sangue e organi emopoietici sono stati quelli rispettivamente a maggiore spesa (111,98 euro pro capite) e consumo (50,56 DDD) tra i prodotti farmaceutici acquistati direttamente dalle strutture pubbliche.

La Regione con il valore più alto di spesa lorda pro capite è stata la Campania con 199,9 euro pro capite, mentre il valore più basso si registra nella Provincia autonoma di Bolzano (113,4 euro pro capite), con una differenza tra le due Regioni del 76%. Sul lato dei consumi, la Regione che evidenzia i livelli più elevati è sempre la Campania con 1.334,3 DDD/1000 abitanti die, mentre i consumi più bassi si riscontrano nella Pa di Bolzano (821,4 DDD/1000 abitanti die). Nel 2021 i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 69,8% della spesa e l’86,0% dei consumi in regime di assistenza convenzionata di classe A.

La quota percentuale dei farmaci equivalenti, a esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 21,0% della spesa e il 29,6% dei consumi. Per i biosimilari si confermano un aumento nel consumo delle specialità medicinali disponibili da più tempo e un trend positivo per i farmaci di più recente commercializzazione (anti-TNF-alfa, bevacizumab, rituximab, trastuzumab e teriparatide), sebbene sia rimasta una certa variabilità regionale per consumo e incidenza di spesa.

Una delle novità importanti del Rapporto OsMed 2021 è rappresentata dall’analisi delle nuove entità terapeutiche, dato il loro impatto in termini di spesa farmaceutica e di benefici attesi. La spesa delle nuove entità terapeutiche è passata da circa 5.371 milioni di euro nel 2014 a circa 8.291 milioni di euro nel 2021. La spesa dei farmaci orfani, comprensiva dell’acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche e dell’erogazione in regime di assistenza convenzionata, ha fatto registrare nel 2021 un incremento del 9,4% rispetto al 2020, attestandosi al valore di 1,53 miliardi di euro, corrispondente al 6,4% della spesa farmaceutica a carico del Ssn. Nel confronto internazionale si evidenzia ancora una bassa incidenza della spesa per i farmaci equivalenti rispetto agli altri Paesi europei, sebbene l’Italia sia al 2° e 1° posto nell’incidenza, rispettivamente, della spesa e del consumo di farmaci biosimilari.

Nel confronto sui prezzi emerge come l’Italia, considerando sia i farmaci erogati in ambito territoriale sia quelli in ambito ospedaliero, abbia prezzi superiori solo alla Francia, al Portogallo e alla Polonia. L’Italia, con 31,2 euro pro capite, risulta al 6° posto per la spesa dei farmaci orfani, dopo Austria (43,4 euro), Germania (41,0 euro), Francia (40,3 euro), Spagna (36,7 euro) e Gran Bretagna (33,9 euro). Tutti i Paesi, dopo la riduzione registrata nel 2020, mostrano un aumento della spesa di questi farmaci rispetto all’anno precedente. 

MAGRINI (AIFA): “MERCATO FARMACEUTICO STABILE, UE 22% DELLA FETTA”

di Chiara Adinolfi

“Dalla presentazione di oggi emerge che il mercato farmaceutico, un mercato da 1,3 trilioni, è relativamente stabile. I mercati emergenti di Cina e India, che pure sono cresciuti di molto, non arrivano al 15% del mercato mondiale, quindi si tratta ancora di un mercato principalmente nord-americano. L’Europa occupa circa il 22-23% dei mercati: i mercati emergenti crescono ma lentamente. In Italia non si registrano aumenti di prezzi”. Nicola Magrini, direttore generale Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), ha aperto così il convegno di presentazione del Rapporto Nazionale 2021 ‘L’Uso dei Farmaci in Italia’, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Aifa.

“Il nostro modello, all’interno di un sistema di registrazione di farmaci europeo, ha una serie di peculiarità e compiti specifici che Ema non ha- ha spiegato Magrini dal palco del centro Roma Eventi, a Piazza della Pilotta- tra questi, la definizione del valore terapeutico aggiunto, la definizione di registri di uso e molte altre mansioni. Ma dei margini di miglioramento ci sono: si può attuare un cambiamento culturale per una programmazione triennale (2022-2024) con obiettivi programmatici per la sostenibilità complessiva del sistema sanitario nazionale; si possono migliorare la definizione degli obiettivi e target specifici; una rivalutazione periodica delle politiche adottate e maggiore diffusione delle migliori evidenze scientifiche disponibili”.

Magrini ha sottolineato che, a livello europeo, è “in evoluzione l’adozione della trasparenza massima non solo sugli andamenti di uso e di spesa ma anche di accesso ai dati clinici”. Il direttore generale Aifa ha poi posto l’accento sulla necessità di un vasto programma di informazione sui farmaci da rivolgere agli operatori sanitari, ma anche e soprattutto ai cittadini, per aumentare la consapevolezza sulla spesa sostenuta dal sistema sanitario nazionale in farmaci. 

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