Santoro vuole il “partito che non c’è” e guarda a Conte: “Il Pd non è più di sinistra, parli al M5S e ai pacifisti”

ROMA – “Il Partito democratico è scoperto a sinistra. Di Calenda ne ha già tanti al suo interno. Il Pd non ha più nulla a che vedere con la sinistra, è un partito moderato specializzato nella gestione del potere e partner ideale dei tecnici. Oltre al fatto che è diventato il più atlantista di tutti. Se Letta insiste nell’ammucchiata di centrodestra dentro la sinistra, resta lo spazio per un campo alternativo. Se in questo campo ci fosse spazio per una lista per la pace, perché no? Si partirebbe da chi ha partecipato alla serata ‘Pace proibita’ al teatro Ghione”. Così Michele Santoro, intervistato dal quotidiano ‘La Repubblica’.

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L’IDEA DEL “PARTITO CHE NON C’È” DI SANTORO

Il giornalista pensa a un partito, che però, osserva, “non si fonda in una settimana”. Per Santoro, “un partito non nasce per decisione di una o poche persone, ma per rappresentare le esigenze di un pezzo di società. Di sicuro non mi interessa fare il candidato indipendente senza un progetto che guardi al futuro. Serve il partito che non c’è e che non c’è mai stato”.

LETTA, CONTE E I PACIFISTI

Santoro dà anche un consiglio ai vertici dem: “Se io fossi in Letta, non darei per scontata la rottura con Conte e chiederei una mano a chi, come me, rappresenta il dissenso sulla guerra. Se Letta facesse una proposta chiara a Conte lo costringerebbe a rispondere. C’è un problema di visione comune? Ma perché, quegli altri a destra ce l’hanno?”.

Il giornalista non nasconde che “ci sono delle contraddizioni nella storia del M5S, ma gli riconosco la qualità di aver saputo interpretare un pezzo di società che non aveva voce, pur con tutte le contraddizioni. Reddito di cittadinanza e superbonus sono provvedimenti mal fatti ma importantissimi”.

LE CRITICHE DI SANTORO A MATTARELLA E DRAGHI

Nel corso dell’intervista a ‘La Repubblica’, Santoro parla anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “che ho sempre considerato saggio ma di cui stavolta non ho compreso le scelte. Ha provato a convincere Draghi, ma Draghi se l’è data a gambe. I maligni dicono perché dopo aver perso la corsa al Quirinale non vedeva l’ora di dire a ai partiti: sbrigatevela voi”. 

Quindi il giornalista punge il premier: “Draghi la crisi l’ha provocata prima quando ha consentito a un suo ministro di fare una scissione nel principale partito di maggioranza sostenendo che non ne sapeva nulla. Doveva impedire che avvenisse”.

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