Mancati pagamenti, la difficoltà maggiore della professione

“La crisi economica iniziata nel 2008 si è collocata all’interno di una fase di trasformazione già avviata nel sistema occupazionale, nelle imprese e nel mondo delle professioni. Durante la prima fase seguita all’inizio della crisi, come hanno riferito alcuni professionisti, al maggior impegno derivante da consulenze e servizi offerti alle imprese in crisi sono seguite crescenti difficoltà riconducibili al venir meno di una parte della clientela e in molti casi al recupero dei pagamenti relativi ai servizi offerti”. Tania Toffanin, sociologa economica e del lavoro dell’Università di Padova, analizza così lo scenario professionale in occasione del primo forum nazionale dei commercialisti ed esperti contabili.

“Le difficoltà delle imprese italiane hanno avuto un impatto diretto sul mondo delle professioni, molto più per i commercialisti che per altri professionisti. Si tratta di difficoltà che sono l’esito di elementi più strutturali delle imprese italiane, tra cui la scarsa propensione all’innovazione e alla formazione dei dipendenti; un ridotto senso del rischio; limitata autonomia di mercato e conseguente aumento dei vincoli di dipendenza da altre imprese.”.

Tutto quello che avviene nel sistema delle imprese ha piena risonanza nella comunità professionale. “Sono trasformazioni che vanno seguite con attenzione – continua Toffanin – poiché dalle imprese vengono bisogni di consulenza e di servizi al mondo delle professioni”.

Detto questo, occorre comprendere come la professione si sta trasformando. L’elemento più interessante, prosegue la sociologa, è la presenza di tre fratture che attraversano la nostra società: quella generazionale, quella di genere e quella territoriale. In particolare, un aspetto interessante riguarda la femminilizzazione della professione: “Si tratta di un processo che attraversa tutti gli ambiti lavorativi e professionali, con diversa intensità. Ad esempio, nella comunità forense è arrivata con largo anticipo rispetto ad altre realtà”.

Nel corso della giornata, Toffanin ha presentato un’indagine condotta in collaborazione con MG Research che ha visto il coinvolgimento di 500 commercialisti iscritti all’albo. Da evidenziare come la clientela sia per lo più composta di piccole imprese e di clienti privati. Tra gli elementi di difficoltà riscontrati negli ultimi 5 anni figurano in particolare mancati o ritardati pagamenti da parte dei clienti, prevalentemente al Sud, mentre i professionisti più giovani lamentano difficoltà nell’organizzazione del lavoro interna allo studio. Inoltre, quasi il 20% degli intervistati con oltre 60 anni pensa di cessare l’attività e tra coloro che hanno tra i 40 e i 60 anni è maggiore la propensione a considerare l’aumento di collaborazioni altri professionisti.

In conclusione, secondo Toffanin, “l’ulteriore accelerazione verso la digitalizzazione rischia di comportare un ulteriore schiacciamento dei commercialisti nel disbrigo di servizi a basso valore aggiunto, con l’effetto di ridurre lo spazio da dedicare all’aumento di attività ad alto valore aggiunto. Tra queste ultime dovranno trovare sempre più posto consulenze alle imprese per la gestione della riorganizzazione interna considerando la divisione internazionale del lavoro. Ciò significa aumento delle competenze nella conoscenza dei regimi fiscali e contabili presenti a livello internazionale, oltre ad un maggiore investimento nella formazione continua”.

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