Crescono i casi di West Nile in Italia. In Friuli altri due donatori di sangue positivi

ROMA – Cresce il numero di casi di West Nile umano (WNV) in Italia. “Nella settimana dal 31 luglio al 6 agosto sono state segnalate 52 nuove infezioni, che segnano un aumento del 93% dei contagi rispetto alla settimana precedente”. Alza la guardia sulla situazione epidemica nel Bel Paese il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), perché “il numero di casi segnalati e dei decessi quest’anno è superiore alla media degli anni precedenti, anche se inferiore rispetto all’anno relativo al picco epidemico del 2018”.

LA COLPA? DEL CLIMA

A facilitare l’inizio precoce del contagio sarebbero state le “insolite condizioni climatiche che si sono verificate in primavera ed estate: precipitazioni medio-basse, temperature elevate e temporali con piogge abbondanti e occasionali”. E le tendenze epidemiologiche degli anni precedenti inducono l’Ecdc a pensare che ci sarà “un ulteriore aumento delle infezioni da WNV in Italia nel corso di agosto”.

I NUMERI DEL WEST NILE IN ITALIA

Finora si contano, dall’inizio della stagione epidemica, “94 casi di infezioni da WNV e sette decessi. Inoltre – continua l’Ecdc – l’Italia ha segnalato quattro focolai negli equidi e 21 negli uccelli”. Anche l’incidenza della malattia neuroinvasiva del West Nile (WNND) è “alta (58%), con una mortalità al di sopra della media. Sebbene sia stata rilevata la co-circolazione di due diversi lignaggi WNV (lignaggio 1 e 2), non è disponibile alcuna evidenza di aumento della neurovirulenza, forse perché i pazienti con malattie febbrili più lievi – spiega l’Ecdc – non richiedano cure mediche (ad esempio a causa di autodiagnosi del Covid-19), e quindi tali casi non vengono diagnosticati né segnalati”.

I CONSIGLI PER I TURISTI

Con l’estate ormai esplosa, l’Ecdc invita tutti i turisti diretti verso le aree colpite dal virus ad informarsi sul rischio di esposizione e sull’importanza di adottare le misure di protezione individuale per evitare le punture di zanzara. Le infezioni sono state segnalate da Italia, Grecia, Slovacchia e Romania. Negli ultimi anni sono stati coinvolti dal West Nile anche paesi del bacino del Mediterraneo e dell’Europa centrale, che adesso stanno sperimentando anomalie meteorologiche simili a quelle dell’Italia. Quindi, conclude il Centro europeo, “nelle prossime settimane è previsto un aumento del numero di casi in altri Stati membri”.

IN FRIULI ALTRI DUE DONATORI DI SANGUE POSITIVI

Il controllo sul sangue dei donatori in Friuli Venezia Giulia ha fatto emergere altri due casi di positività al West Nile virus (virus del Nilo occidentale), portando i casi registrati in regione a tre: uno nell’area di Pordenone e due in quella di Udine. Lo fa sapere in una nota il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, sottolineando che tutte e tre le persone sono in buona salute, saranno seguite dal servizio Trasfusionale per quattro mesi, mentre le loro donazioni sono state individuate e bloccate.

L’attenzione contro la diffusione di questo virus, continua la nota, è particolarmente alta nella stagione estivo-autunnale, periodo della sua massiva diffusione. Nelle aree in cui la malattia viene identificata nelle zanzare o negli equidi viene adottato un test specifico su tutte le donazioni di sangue ed emocomponenti, spiega Riccardi, e viene sospesa temporaneamente per 28 giorni la donazione per i cittadini che hanno soggiornato in quelle zone.

Nel 2022 i primi riscontri di zanzare positive al West Nile in Friuli Venezia Giulia sono avvenuti a metà luglio a San Vito al Tagliamento (Pordenone), a San Canzian d’Isonzo (Gorizia) e a Palazzolo dello Stella (Udine), il che ha portato la Direzione centrale Salute a inserire il test del West Nile per tutti i donatori. Con oltre 80mila unità di sangue ed emoderivati in Friuli Venezia Giulia ogni anno, conclude Riccardi, ci si attendeva un possibile riscontro di positività.

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