Requiem per l’equo compenso

Sta sfumando anche la (residua) possibilitĂ  di approvazione del disegno di legge sull’equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti (2419): la fine prematura della XVIII Legislatura, dunque, ormai potrebbe «inghiottire» definitivamente il provvedimento che, per ironia della sorte, era stato calendarizzato per il voto finale nell’Aula del Senato proprio il 20 luglio scorso, giorno in cui, invece, si è dissolta l’ampia maggioranza che sosteneva il governo di Mario Draghi. A decretare il quasi conclusivo «altolà» all’iniziativa (firmata da Fdl, Lega, Fi e M5s) è il mancato accordo nella conferenza dei capigruppo di palazzo Madama, convocata nella serata di ieri: i vertici dei partiti, che hanno trovato una quadra parziale, favorendo la continuazione del percorso del decreto Aiuti bis (115/2022), ma non hanno compiuto passi in avanti, come accaduto all’inizio di ago sto, quando era stato deciso di aggiornare la riunione a settembre, senza un’intesa sul prosieguo dell’iter di tre provvedimenti rimasti «in sospeso» (gli altri sono la delega fiscale ed il disegno di legge sull’ergastolo ostativo). E «l’ultima carta», indicano a ItaliaOggi fonti del centrodestra, per salvare dall’oblio il testo sulla giusta remunerazione dei lavoratori autonomi iscritti a Ordini e Collegi e associati alle Casse di previdenza private, potrebbe essere giocata oggi. GiĂ  lo scorso mese, tuttavia, le probabilitĂ  di un’approvazione «in extremis» della norma, con il divampare della campagna elettorale (e con una sempre piĂą accesa conflittualitĂ  ira gli schieramenti politici) per le consultazioni politiche del 25 settembre, sembravano scarsissime. Eppure, meno di un anno fa, nell’ottobre del 2021, il provvedimento riceveva il «placet» quasi all’unanimitĂ  dell’Aula della Camera: ad astenersi furono soltanto i deputati di Leu, auspicando «miglioramenti» nel passaggio in seconda lettura, al Senato, medesima posizione che, pur avendo dato il via libera al disegno di legge, venne espressa dal Pd (partito che permise l’inserimento nel nostro ordinamento del principio dell’equo compenso, nella passata Legislatura, con la legge 284/2017, cui sono seguire modifiche con la legge 172/2017, ndr). Fra i punti «cardine» dell’iniziativa normativa c’è l’ampliamento della platea dei committenti che dovranno garantire la giusta remunerazione: le imprese con piĂą di 50 dipendenti, o che fatturano piĂą di 10 milioni all’anno. A fare «pressing», infine , gli Ordini delle varie categorie, giacchĂ© per l’associazione Professionltaliane «la battaglia per l’equo compenso ha richiesto anni di lavoro lungo e complesso che i professionisti italiani non possono assolutamente permettere venga disperso».

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