VIDEO | Laura Pausini non canta ‘Bella ciao’? Tanti prima di lei invece sì

ROMA – Laura Pausini ha detto ‘no’, che lei non voleva cantare canzoni politiche. E così non ha seguito i conduttori del programma spagnolo di cui era ospite che avevano intonato Bella ciao. Zero. Li ha proprio fermati, spegnendo l’entusiasmo e declinando la sollecitazione a seguirli cantando la canzone simbolo della Resistenza in Italia.

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Eppure questa canzone, che al di là del testo legato alla Resistenza è diventata ormai patrimonio culturale dell’Italia, è stata intonata e cantata in passato da tanti cantanti e artisti, italiani ma anche stranieri, in concerto con tanto di pubblico in delirio e strumenti ma anche in versioni acustiche molto intimistiche e raccolte. Lo hanno fatto, tra gli altri, Milva, Giorgio Gaber, Goran Bregović, i Modena City Ramblers, Tosca, Elisa. Anche la cantante Madonna si cimentò con ‘Bella ciao’, quando era a Ostuni in Puglia, il violinista rock David Garrett l’ha eseguita a fine concerto. Resta poi molto famosa la versione personalizzata creata da Guccini contro Giorgia Meloni e la destra.

Già in passato l’Anpi aveva fatto notare che la canzone ‘Bella ciao’, tradotta in 40 lingue e conosciuta in tutto il mondo, non si può più considerare come “il canto dei comunisti” e non va più legata in modo esclusivo alla Resistenza. Piuttosto andrebbe considerata un canto antifascista e democratico, buono per identificare importanti passaggi storici, un canto che “racconta molto altro oltre alle parole”. La canzone poi, c’è da dire, forse a sproposito ma è stata di fatto utilizzata anche in contesti lontani dalla Resistenza. Ci sono paesi in cui ‘Bella ciao’ si balla in discoteca. E, guardando al mondo delle serie tv, basti pensare che la canzone, proprio in Spagna dove Laura Pausini ha fatto il ‘gran rifiuto’, è diventata famosissima perchè diventata il leit motiv de ‘La casa di carta’, che racconta le vicende della banda di rapinatori schierati contro il sistema.

Tornando all’Italia, ‘Bella ciao’ è stata anche il collante del 25 aprile 2020, celebrato in lockdown, quando tanti italiani cantarono la canzone dal balcone di casa, anche accompagnadola con esibizioni e strumenti musicali.

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