Più incentivi e meno obblighi, così il Fisco può cambiare

Un ventaglio di proposte per migliorare il fisco da chi ogni giorno si trova a fare i conti con storture e complicazioni del sistema. Proposte, non un libro dei sogni, dirette, in primo luogo, al neo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Gli esperti del Sole24 Ore, nell’indicare le misure che potrebbero contribuire a cambiare il rapporto tra fisco e contribuenti, non si sono preoccupati di ipotizzare (se non in un caso) i costi, ma occorre sottolineare come molti interventi siano sostitutivi di regimi che già oggi hanno un impatto sulla finanza pubblica. Dal ritorno dell’Ace per favorire la capitalizzazione delle aziende alla proroga di iper e superammortamento. Dal recupero in tempi ragionevoli dell’Iva addebitata ad enti falliti senza aspettare la fine della procedura all’abolizione dell’Irap (e dei suoi complicati calcoli) in cambio di un’addizione alle imposte dirette. Sono questi solo alcuni dei suggerimenti. Il filo conduttore delle proposte, suddivise in quelli che si potrebbero definire i cinque macro capitoli del Fisco, è cercare di evitare le storture che spesso trasformano misure con finalità condivisibili in un labirinto e in un costo anche quando l’intento è agevolativo. Un esempio è la sostituzione dell’Ace con la mini Ires che obbliga i professionisti a studiare il nuovo meccanismo, cimentarsi con nuovi dati e calcoli e magari scoprire alla fine che l’impresa candidata non è soggetta al beneficio dell’aliquota ridotta. Quando una misura funziona, un premio arriva anche dalla continuità, perché non ci sono i costi aggiuntivi di studio delle nuove regole, preparazione del dossier dei dati necessari e formazione degli amministrativi interni all’azienda. E poi si abbassano il rischio e il prezzo di incappare in errori e sanzioni, almeno per quanto riguarda l’applicazione di base. Ci sono misure che non possono essere utilizzate come dava di scontro politico, come il pacchetto collegato a Industria 4.0 che ha permesso alle imprese di innovare macchinari e cicli produttivi, cercando di guadagnare in competitività. Il neo ministro dell’Economia si troverà di fronte alla necessità, conia legge di Bilancio, di trovare risorse per gli investimenti statali e fondi per rivitalizzare un’economia pericolosamente incline alla recessione. Per questo potrebbe tornare d’attualità la proposta lanciata nei mesi scorsi di riportare in circolo il contante oggi immobilizzato nelle cassette di sicurezza. Con una duplice leva: una sanatoria fiscale con un’aliquota di tassazione che risulti appealing e l’impiego, di quanto emerso, in titoli che servano allo sviluppo. Oppure queste somme potrebbero entrare nel mirino di una più decisa lotta all’evasione. Collegata anche a una maggiore tracciabilità dei contanti.

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