Lido di Venezia accoglie familiari di prigionieri politici bielorussi

VENEZIA – Per tre settimane 23 bambini bielorussi figli di prigionieri politici, con le loro madri o i loro accompagnatori, sono stati ospiti del Centro di soggiorno ‘Francesco Morosini’ al Lido di Venezia, dove hanno ricevuto supporto psicologico e hanno potuto partecipare ad attività ricreative. È stato possibile grazie ad un progetto -presentato oggi nella sede della Cisl Veneto a Meste- dell’attivista Yuliya Yukhno, realizzato con Iscos Toscana e in collaborazione con Cisl Veneto, con l’obiettivo di offrire sostegno alle famiglie dei prigionieri politici bielorussi e di dare visibilità alla difficile situazione in cui si trova il Paese.

OSPITATI AL CENTRO DI SOGGIORNO MOROSINI, CON SUPPORTO PSICOLOGICO E ATTIVITÀ RICREATIVE

“La maggioranza del popolo bielorusso è contraria alla dittatura di Lukasenko, siamo un popolo democratico, siamo contro la guerra in Ucraina e stiamo combattendo per i nostri diritti e per la libertà e democrazia nel nostro Paese”, afferma l’attivista Yuliya Yukhno, che è stata arrestata due volte prima di decidere di trasferirsi in Italia per provare a fare qualcosa per il suo Paese qui dove può avere maggiore libertà d’azione.

“DA ATTIVISTA PUOI RIMANERE ED ESSERE ARRESTATO O ANDARTENE E PROVARE A FARE QUALCOSA PER IL TUO PAESE”

Da attivista “si hanno due scelte: o si rimane in Bielorussia sapendo che prima o poi si verrà arrestati, o si emigra e si prova a fare qualcosa da distante”, spiega Yukhno, che vive a Prato, fa parte di Supolka, associazione bielorussi in Italia, e che ha fatto richiesta di asilo politico. “La prima volta sono stata arrestata per sette giorni perché distribuivo braccialetti con i nostri colori, il giallo, il rosso e il bianco. La seconda gli uomini del Kgb sono venuti a prendermi a casa senza che avessi fatto nulla, come accade sempre più spesso”, racconta Yukhno.

“CON LA GUERRA IN UCRAINA LA VITA DEGLI ATTIVISTI BIELORUSSI È  DIVENTATA PIÙ DIFFICILE”

Con la guerra in Ucraina la vita per gli attivisti bielorussi, che sostengono il “Governo in esilio” di Svetlana Tikhanovskaya, è diventata ancora più difficile, spiega poi. Perché la Bielorussia è oggi considerato un Paese aggressore, quindi molti Paesi come la Polonia non accettano l’ingresso dei cittadini bielorussi, che per ovvi motivi non possono più passare nemmeno attraverso l’Ucraina e che non possono semplicemente prendere un aereo, dal momento che le compagnie di linea non volano sul Paese.

“È FONDAMENTALE SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SU QUELLO CHE STA ACCADENDO”

Yukhno è arrivata in Italia a ottobre 2021, prima dell’inizio della guerra, e da allora è riuscita a parlare al Senato, a diversi congressi della Cisl tra cui quello nazionale, e all’Europarlamento, nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a quello che sta accadendo in Bielorussia. E nel frattempo ha portato avanti progetti come quello presentato oggi, che ha permesso a 23 bambini e 10 adulti, le loro mamme o degli accompagnatori designati, di vivere tre settimane al Lido di Venezia. Un’esperienza importante per famiglie che hanno vissuto continui vessamenti e perquisizioni in patria, che nella maggior parte dei casi hanno dovuto lasciare la loro casa e che hanno un parente stretto, di solito il padre e marito, incarcerato.

IL MARITO DI MARGARITA È STATO INCARCERATO PER UN POST SUI SOCIAL, NON LO VEDE DA UN ANNO

Con Yuliya ci sono oggi nella sede Cisl Margarita Kosobutskaya e i suoi quattro figli, uno dei nuclei che ha potuto partecipare al progetto. “Mio marito è stato incarcerato a febbraio 2021 con pena di un anno e mezzo per aver scritto sui social che Lukasenko è un tiranno e assassino”, racconta la donna. “Io ho subito sette perquisizioni, tutte davanti ai bambini, e mi sono stati sequestrati telefono e computer”, prosegue. “La nostra famiglia è stata registrata come famiglia disfunzionale a causa delle opinioni politiche mie e di mio marito” che nel frattempo è stato messo in una sorta di isolamento dove “non può ricevere pacchi, ha a disposizione 13 euro al mese per comprare il cibo e non lo vedo da oltre un anno”.Non ha poi ricevuto cure per i sui problemi di salute, aggiunge Kosobutskaya. “Pochi giorni fa ho saputo che mio marito è finito in ospedale ma non so cosa sta succedendo, come sta. Abbiamo provato a sapere di più tramite l’avvocato ma poi mi è stato riportato che anche l’avvocato è stato arrestato”, conclude, mentre Yukhno spiega che una volta finito il progetto al Lido di Venezia, quindi il prossimo 6 ottobre, Kosobutskaya e i suoi figli rientreranno in Bielorussia. Altre famiglie andranno invece in Polonia o in Lituania, dove vivono come rifugiati politici.

“PROVERÒ A CREARE UN GRUPPO DI LAVORO TRASVERSALE IN PARLAMENTO”

Yukhno continuerà a organizzare iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e per portare aiuti concreti, e proverà a creare un gruppo di lavoro trasversale in Parlamento. Durante la passata legislatura “ho avuto incontri con il Partito democratico, che è più sensibile su questi temi, ma continuerò a lavorare con il nuovo Governo. Per ottenere risultati per il mio popolo devo dialogare con tutti”, conclude.

RACCOLTA FONDI PER COPRIRE LA SPESA DI 43.000 EURO PER L’ACCOGLIENZA DI 23 BAMBINI E 10 ADULTI

Tornando al progetto, la spesa per vitto, alloggio, viaggio, trasporti, supporto psicologico e attività ricreative per i 33 bielorussi ammonta a 43.000 euro, coperti -anche se ancora non completamente- grazie ad una campagna di raccolta fondi coordinata da Iscos Toscana.

CISL: QUELLO CHE STA ACCADENDO IN BIELORUSSIA È PERICOLOSISSIMO, SOSTENIAMO LOTTA DI LIBERAZIONE

“Questo progetto è stato per noi il modo concreto per dare solidarietà a chi oggi in Europa sta lottando per la libertà e la democrazia”, afferma Gianfranco Refosco, segretario generale della Cisl. “Quello che sta succedendo in Bielorussia è pericolosissimo, di fatto è diventata una colonia della Russia. L’Europa non ha mai riconosciuto la rielezione di Aleksandr Lukasenko avvenuta con dei brogli elettorali, ma è una situazione ancora poco conosciuta”, ricorda Refosco. “Ci rendiamo conto oggi di come le vicende internazionali abbiano delle ricadute molto concrete sulla nostra vita, sulla vita delle famiglie e quindi noi sosteniamo fortemente questa lotta di liberazione del popolo bielorusso e di democrazia”, conclude.

LEGGI ANCHE: In Bielorussia chi sabota i treni che trasportano armi russe rischia la pena di morte
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