Salvini rilancia: “Viminale, Tesoro o Giorgetti presidente della Camera”

ROMA – O il Viminale a Matteo Salvini o l’Economia a Giancarlo Giorgetti. La Lega riparte dalle due caselle più pesanti, nella trattativa sul governo. Ma la mossa del Carroccio potrebbe essere solo la strada – più tortuosa – che porta Giorgetti alla presidenza di Montecitorio. Al termine del consiglio federale di oggi pomeriggio Salvini si dice pronto a raccogliere, a nome del partito, l’offerta per Sicurezza, Economia, Infrastrutture e Affari regionali.

Il Viminale e il Mef tornano dunque tra quelli appetibili per la Lega. Ma non si tratta di una richiesta perentoria e valida per entrambi. Così viene letta la successiva nota del partito che chiarisce che non ci sono preclusioni o veti. Ma grande disponibilità nella trattativa. E mentre Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni si incontrano a Villa Grande, Salvini si intrattiene alla Camera con Giorgetti, candidato leghista per il ministero di via XX settembre. “Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti hanno approfondito alcuni dossier negli uffici della Lega alla Camera. Il leader del partito è in continuo contatto con gli alleati. Oggi si è confrontato anche con i governatori e poco fa ha lasciato Montecitorio”, recita la nota della Lega a corredo di una foto di Salvini e Giorgetti sorridenti.

Quindi Salvini lascia Montecitorio ma non raggiunge il vertice di Villa Grande. Anche Giorgia Meloni lascia la residenza di Silvio Berlusconi. In ambienti parlamentari si offre una lettura diversa e mirata della strategia di Salvini che alza il prezzo della trattativa alla vigilia dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Se si dà per assodato che Salvini non possa andare al Viminale, essendo sotto processo per fatti attinenti la funzione, resterebbe solo l’ipotesi di Giorgetti al Tesoro.

“Ma converrebbe a Salvini avere l’avversario interno numero uno al Mef? Meglio sarebbe per lui averlo alla presidenza della Camera, un ruolo di prestigio ma non ‘politico’”, spiegano fonti di centrodestra. Sarebbe cioè un modo per congelare il dissenso interno alla Lega. Un trappolone, direbbero a Roma. Quanto a lui, Salvini a questo punto potrebbe andare alle Infrastrutture e per pareggiare i conti, rispetto al più pesante Viminale, chiedere il vicepremierato.

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