Per Enrico Letta il Pd è una ‘scatola’, per tanti ormai una rottura di scatole

ROMA – Da non crederci. Fuori tempo, in viaggio nell’iperspazio mentre sul pianeta Terra un pezzo di popolo chiede aiuto. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni- mi correggo mentre scrivo, il Signor Presidente del Consiglio, visto che ha mandato una nota ufficiale per essere definita così- ci ha messo poche ore per metter in campo il suo governo. Enrico Letta, segretario uscente Dem oggi in direzione ha presentato il percorso che a fine marzo -lui è sicuro che sino ad allora il Pd sarà ancora così-  ci sarà la decisione sul nuovo leader. Il problema, piccolo per Letta e i suoi dirigenti, è che già oggi il Pd è in forte sofferenza, presto scavalcato se già non lo è stato, dal M5S di Giuseppe Conte.

E se diventerà la terza o quarta forza politica a marzo che servirà avere un nuovo leader che, per forza di cose, sarà visto come il commissario liquidatore? Perché è questo che l’attuale classe dirigente Dem si ostina a non comprendere: che non bastano più le parole sulla necessità di costruire un partito moderno, serve da subito una drastica svolta politica e organizzativa che segni la rottura, anche traumatica, con un vecchio andazzo, con le solite e vecchie facce dei capicorrente che vogliono solo altro tempo per cercare di posizionarsi e restare a galla. Restare a galla, come se fossimo ancora nell’era passata, quando vecchi dirigenti studiando le perdite elettorali dicevano: “E vabbè, abbiamo perso il 2 per cento, siamo al 20% quindi per le prossime 10 elezioni esisteremo ancora…”. E non era solo una battuta, perché portava alla luce già la mentalità di chi vuol solo galleggiare, che se ne frega se col passare del tempo quel che galleggia assume un altro nome.

Nella sua breve replica alla riunione della direzione, forse nemmeno se n’è accorto, Letta ha portato di nuovo alla luce nella nuova situazione di emergenza il male che da tempo sta distruggendo il Pd. Ha parlato del Pd come di ‘una scatola che adesso va riempita. Di cosa? Di altro tempo per permettere ai capibastone di mettersi al riparo. E nemmeno prova a nasconderlo, anche se usa le parole contorte della vecchia politica: “Il percorso tiene conto della complessità della situazione che stiamo vivendo. Abbiamo ascoltato diverse tesi nel dibattito, chi voleva accelerare e chi decelerare. Vi invito a leggere bene lo Statuto del partito, indica che se noi non facciamo il percorso proposto ci troviamo dentro un percorso più complicato e meno adatto al bisogno di oggi… vi invito a fidarvi di chi ha letto lo Statuto avendo chiara la situazione che stiamo vivendo, le esigenze di opposizione, la classe dirigente nuova da legittimare. È una proposta equilibrata e di sintesi, una buona proposta di sintesi”. Giudicate voi. Altra parola che Letta ha usato più e più volte, rimarcando così ancor di più il vero dramma Dem, è l’invito a fidarsi l’un con l’altro.

Ecco, come si fa a costruire una cosa nuova, funzionale e che serva al riscatto, a ricreare una forte identità, a mettersi alla testa di chi si vuole rappresentare, se proprio dentro il Pd, nel gruppo dirigente, non c’è fiducia? È una scommessa che già oggi, come in campagna elettorale, risulterà perdente. Perché durante il percorso ognuno prenderà la sua strada, ognuno arriverà dove vuol arrivare. E allora, che fare? Ci vuole coraggio, in una situazione del genere solo una proposta all’apparenza distruttiva e generatrice di caos potrà rimettere in moto i neuroni oggi impegnati a salvare la propria corrente. Hanno ragione i giovani Dem della Lombardia riuniti in assemblea: “È scandaloso che nonostante il disastro elettorale il segretario nazionale – dimissionario – e tutta la dirigenza nazionale parlino ancora a nome del partito su tutti i canali televisivi e dettino legge negli organi decisionali del partito” ha detto il segretario regionale Lorenzo Pacini, aggiungendo: “Non ci riconosciamo né nel segretario Enrico Letta, né nei capigruppo.. avrebbero dovuto fare un passo indietro subito dopo le elezioni e stare zitti, invece continuano a guidare partito e gruppi parlamentari. La rivoluzione deve partire subito, il congresso di marzo è troppo lontano. Per questo anche il movimento giovanile del Pd lombardo il 29 ottobre parteciperà a Coraggio Pd, un evento a Roma a cui aderiscono tutti coloro che si considerano la nuova generazione del partito, con capofila l’eurodeputato Brando Benifei” ha sottolineato Pacini. 

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