“Questi 30 anni di sfide tra guerre senza fine e civili nel mirino”

Diversi conflitti cominciati decenni fa sono ancora attivi e nel frattempo è cambiata la modalitĂ  di combatterli, sempre di piĂą in violazione del diritto umanitario internazionale e quindi con un numero maggiore di vittime civili. Sfide decisive per le organizzazioni umanitarie che operano negli scenari di crisi, a cui se ne aggiungono di nuovi di anno in anno. Un tema, questo, che l’ong Intersos mette al centro di una congresso organizzato per il 30esimo anniversario della sua nascita.

Con l’agenzia Dire ne parla il segretario generale, Konstantinos Moschochoritis, alla vigilia della manifestazione, una due giorni ospitata dal Maxxi di Roma giovedì 3 e venerdì 4 novembre che interroga il mondo dell’assistenza umanitaria fin dal titolo: ‘Disordine globale crescente. Il sistema umanitario è preparato per affrontare guerre e disastri in continuo aumento?’.

CONFLITTI CRONICI, DALL’AFGHANISTAN ALLA SOMALIA

“Le guerre hanno un inizio ma non una fine, questo è il problema piĂą grave”, denuncia il segretario, originario della Grecia, in carica dal 2016. “A situazioni di conflitti che proseguono da anni, come l’Afghanistan, la Somalia e piĂą di recente anche la Siria, se ne aggiungono di nuove, come l’Ucraina, una guerra nel cuore dell’Europa. Crisi protratte si sommano a crisi nuove, con il risultato che le necessitĂ  della popolazione aumentano e alcuni scenari diventano molto complessi da gestire”.

Intersos è presente in 24 Paesi in quattro continenti, dallo Yemen al Venezuela, dall’Italia all’Iraq. “La raison d’etre di un’organizzazione umanitaria è rispondere alle crisi e per farlo sono necessarie grande flessibilitĂ  e capacitĂ  di adattarsi ai bisogni” dice Moschochoritis. “Lo scenario che ci troviamo ad affrontare ora è segnato dall’alto numero di persone sfollate. Fuggono per cercare un rifugio sia a causa dei conflitti che degli effetti dei cambiamenti climatici, una dinamica sempre piĂą presente”.

Tornando alle guerre, a emergere è un coinvolgimento sempre maggiore dei civili. Al tema è dedicato anche un panel specifico nell’ambito del congresso, dal titolo ‘Quando i civili sono il target: cosa abbiamo imparato dai recenti conflitti’.

“Ci preoccupa l’evoluzione nel modo di condurre le guerre che osserviamo sul campo”, denuncia il segretario. “La legge umanitaria spesso non è rispettata e per questa ragione, in modo davvero inaccettabile, i civili che perdono la vita sono sempre di più”.

IL RUOLO DEI MEDIA

Nel combattere le guerre e nell’assistere la popolazione colpita le organizzazioni umanitarie possono trovare un alleato nei media. “Il loro ruolo è fondamentale, possono accendere una luce su una crisi provocando un’attenzione che può rivelarsi molto importante”, conferma il segretario generale di Intersos. “PiĂą si parla di un conflitto piĂą è semplice riuscire a convogliare risorse utili a sostenere e proteggere le vittime e poi, magari, anche a trovare una soluzione diplomatica. Una crisi dimenticata al contrario attrae meno strumenti. Chi pensa piĂą alla Repubblica Centrafricana ad esempio?” chiede Moschochoritis, citando uno dei Paesi dove opera l’ong: “Stiamo parlando di un’instabilitĂ  forte che va avanti da 30 anni”. In definitiva, allora, un giornalista “non può certo risolvere una guerra da solo, ma può contribuire a fermarla”. Anche quest’ultimo tema sarĂ  al centro di uno dei panel che si terranno al Maxxi: ‘Cosa fa notizia? Come i media influenzano l’azione umanitaria’.

A intervenire alla due giorni anche il presidente di Intersos, Mamadou Ndiaye, e il presidente emerito dell’ong Nino Sergi. Tra i partecipanti il coordinatore speciale per lo Sviluppo nel Sahel delle Nazioni Unite, Abdoulaye Mar Dieye, e, con videomessaggi, la rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Sahel, Emanuela Del Re, e l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi.
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