Obiettivo semplificazione. O meglio <<semplificarsi>> e <<semplificare>>. A tracciare quelli che dovrebbero essere i capisaldi dell’azione dell’agenzia delle Entrate è stato il direttore Ernesto Maria Ruffini alla prima uscita “parlamentare” da quando si è insediato nel nuovo ruolo, ascoltato in audizione ieri dalla commissione bicamerale sulle Semplificazioni presieduta da Bruno Tabacci (Democrazia solidale). Nell’occasione Ruffini ha annunciato anche l’intenzione di istituire <<una sorta di task force in Agenzia che si dedichi a semplificare i linguaggi, le forme con cui ci rapportiamo a milioni di cittadini, e non soltanto agli intermediari fiscali>>. II tutto nel tentativo di <<eliminare inutili burocrazie e soprattutto rendere più comprensibile il linguaggio>>. E tal proposito l’Uncat (Unione nazionale camere avvocati tributaristi) ha chiesto di allargare i tavoli di confronto anche agli avvocati. Fin qui il fronte servizi. Ma non si può dimenticare la lotta all’evasione: <<Non vessatori, non persecutori, non discriminatori, ma ferrei – ha affermato Ruffini davanti a deputati e senatori – nel presidio che la Costituzione ha assegnato all’amministrazione finanziaria sul corretto adempimento dell’obbligo tributario. Solo in questo modo possiamo far emergere la matrice solidaristica e quella egualitaria che risiedono nel principio di capacità contributiva>>. Per poterlo fare la via maestra è la digitalizzazione. Dalla precompilata alla dichiarazione di successione telematica, dalla fatturazione elettronica alle comunicazioni Iva, il punto di arrivo potrebbe essere – come sottolineato dal neodirettore – la <<progressiva dematerializzazione dei modelli di dichiarazione, eliminando in tal modo le complicazioni legate alla compilazione delle dichiarazioni fiscali>>. La vera svolta ipotizzata da Ruffini è la possibilità di consentire a cittadini e imprese di dialogare <<via web con il Fisco per verificare, integrare o modificare in modo semplice le informazioni elementari utili ai fini dichiarativi>>. A questo punto, precisa il neodirettore, <<dovrà essere il Fisco a compilare la dichiarazione, senza necessità che sia il contribuente a dover applicare la “regola fiscale” e a dover individuare il campo della dichiarazione dove riportare il dato>>. Un percorso avviato con la precompilata – giunta al suo terzo anno – e che ha visto crescere i contribuenti <<fai-da-te>>, ossia quelli che hanno inviato direttamente il 730 o il modello Redditi alle Entrate: passati da 1,4 milioni del 2015 ai 2,3 di quest’anno. Ed è di poco superiore al 15% la quota dei contribuenti che hanno accettato il conto già predisposto dal Fisco senza apportare modifiche o integrazioni. C’è, però, ancora da lavorare sulla qualità dei dati, per i quali c i sono errori commessi nella trasmissione da parte dei soggetti terzi e ancora problemi sui database catastali che non sempre rispondono alla realtà . Sul fronte della lotta all’evasione si continuerà sul solco della compliance per la quale nei primi otto mesi dell’anno sono state inviate oltre 415mila comunicazioni e si ipotizza di chiudere il 2017 con un numero superiore a 600mila alert. Un solco su cui si innestano anche le nuove comunicazioni Iva, con la doppia scadenza entro fine mese. Un nuovo obbligo che, come ha ammesso Ruffini, mira a favorire la compliance ma <<ha comportato la sovrapposizione di adempimenti con scadenza nello stesso periodo dell’anno con conseguenti difficoltà delle imprese e dei professionisti che hanno dovuto adeguare le proprie procedure informatiche e approfondire i dubbi operativi mentre era in scadenza la trasmissione delle dichiarazioni dei redditi>>. Tuttavia, si sarebbe potuto agire con delle semplificazioni, ad esempio eliminando l'<<obbligo di stampa dei registri Iva>> o dei <<flussi informativi all’Agenzia di dati che possono essere rilevati dalla nuova procedura>>.
Fonte: Il Sole 24 Ore