“Evasione, recuperati 23 miliardi”. Il messaggio dell’Agenzia delle Entrate.

A conti fatti è un mea culpa. Di cui, beninteso, non ha responsabilità. Perché Ernesto Maria Ruffini si è da poco insediato alla guida dell’Agenzia delle Entrate. Però ha un forte valore segnaletico: <<E l’Agenzia che deve adattarsi al tessuto produttivo del Paese — ha detto — non possiamo chiedere a cittadini e imprese di adattarsi a noi>>. Il messaggio del direttore dell’Agenzia delle Entrate arriva proprio nel giorno in cui la Corte dei Conti boccia senza appello l’Anagrafe dei rapporti finanziari. La massima magistratura contabile evidenzia <<gravi ritardi>> da parte delle Entrate nella realirrazione della banca dati che racchiude tutti i soggetti titolari di conto corrente o di deposito. Costituita nel 1991 (ma accessibile soltanto dal 2009) con l’obiettivo di rendere più efficiente l’attività di controllo. <<È costata finora dieci milioni di euro>> senza effettive ricadute pratiche, dice la Corte dei Conti. Eppure, segnala la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, <<dal recupero di evasione siamo passati dagli u miliardi del 2o14 ai 23 miliardi di oggi>>. Al netto dei numeri Ruffini dice che <<sono maturi i tempi per un ripensamento della progressività delle aliquote Irpef>>. Mentre la dichiarazione precompilata per Ruffini è <<la scomparsa dell’idea stessa di dichiarazione, diventata la somma di raccolta dei dati>>. I commercialisti non sono dello stesso avviso. Per loro (e per il contribuente) sono aumentati gli adempimenti (vedi le liquidazioni trimestrali Iva). E i codici tributi. Ora 50 in più.

Fonte: Corriere della Sera

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