Pensione, scudo contro la povertà Diminuiscono gli assegni ma aumenta la spesa: resi noti i dati del focus Istat sulle condizioni di vita dei pensionati negli anni 2014-2015.

Redazione

Meno pensionati e più spesa. Nel 2015, i pensionati erano 16.179.377 milioni (meno 80.114 mila rispetto al 2014) ed hanno percepito in media un reddito lordo di 17mila 323 euro (circa 283 euro in più dell’anno precedente), quasi il doppio (circa 30mila) se laureati.  E spesso l’assegno Inps è la fonte di reddito che protegge dalla povertà. Le donne sono il 52,8% e ricevono mediamente importi di circa 6 mila euro inferiori a quelli maschili. E’ quanto emerge dall’ultimo “focus”  sulle condizioni di vita dei pensionati, pubblicato dall’Istat che, allo scopo di fornire un’informazione più ricca e facilitare l’interpretazione dei fenomeni, ha integrato  le informazioni di fonte amministrativa derivanti dal Casellario centrale dei pensionati dell’Inps con i risultati dell’indagine campionaria su reddito e condizioni di vita dei cittadini nell’ambito europeo (Eu-Silc). L’indagine spiega inoltre come il cumulo di più trattamenti pensionistici sullo stesso beneficiario sia meno frequente tra i pensionati di vecchiaia (cumula più trattamenti il 27,6%), mentre è molto più diffuso tra i pensionati superstiti (67,4%), in grande maggioranza donne (86,9%). Ciò, ovviamente, per via della doppia pensione: diretta e di reversibilità.

Più invalidi al Sud. Secondo i numeri indicati nel focus, la percentuale delle pensioni di invalidità al Sud è quasi doppia rispetto a quella del Nord. “Le pensioni di vecchiaia – spiega infatti l’Istat- rappresentano il 59% del totale delle pensioni erogate al Nord e solo il 40,3% di quelle del Sud”. Per le pensioni di invalidità totali l’incidenza al Mezzogiorno è invece circa il doppio di quella rilevata nelle regioni del Nord: 8,3% contro 3,8% per le pensioni di invalidità ordinaria; 20,3% contro 10,7% per quelle di invalidità civile.

Pensionati che lavorano. Nel 2015 i pensionati che risultano occupati sono 442 mila (meno 14,3% rispetto al 2011), uomini in tre casi su quattro; l’86,4% svolge un lavoro autonomo e il 54,7% ha conseguito al massimo la licenza media, contro il 72,6% del complesso dei pensionati.

Il peso delle tasse. L’integrazione dei dati del Casellario con quelli della rilevazione Eu-Silc, per il 2014, consente di stimare il reddito pensionistico netto dei pensionati residenti in Italia, che è  di 13.760 euro annui. Le ritenute fiscali , dice l’Istat, incidono in media per il 18,6% (più 1% rispetto all’aliquota effettiva 2013): l’aliquota sale al 21,4% per i pensionati di vecchiaia e anzianità, scende al 14,8% per quelli di reversibilità e non supera il 12,3% per i beneficiari di trattamenti d’invalidità ordinaria o indennitari.

Famiglie con nonni meno povere . La pensione quale “ammortizzatore sociale” familiare. Il rischio di povertà tra le famiglie con pensionati è stimato in misura inferiore a quello degli altri nuclei familiari (stima pari al 16,5% contro il 22,5%). L’assegno pensionistico, osserva l’Istat, “attenua il rischio di disagio economico, fornendo un’importante rete di protezione sociale”. In particolare è importante la presenza di un pensionato nelle famiglie “vulnerabili”, come quelle di genitori soli.  Il fatto che le famiglie con pensionati siano in media meno povere non significa però che non ci siano pensionati con consistenti difficoltà economiche. Infatti,  il rischio di povertà è in media più elevato tra i pensionati che vivono da soli o, peggio ancora, quando il loro assegno serve a mantenere altri adulti disoccupati che vivono nell’ambito della famiglia. E non significa neppure che il reddito medio delle famiglie con pensionati sia superiore a quello delle altre: in effetti è di 28.410 euro annui, inferiore di circa 2mila euro a quello delle famiglie senza pensionati in casa.

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