Previdenza: su Tfr e Fondi il governo allenta la stretta. Si studia un prelievo soft. Modifiche per le liquidazioni e sulle pensioni complementari.

Redazione

Molti dei nodi più intricati della legge di stabilità, verranno al pettine nelle prossime due settimane, quando il provvedimento del governo dovrà passare l’esame del Senato. Il lavoro tecnico tra il ministero del Tesoro e gli esperti della squadra economica di Palazzo Chigi voluti dal premier Matteo Renzi, non si è mai fermato. In queste ore, per esempio, contatti e riunioni continuano su uno dei passaggi più delicati, quello della nuova <<Local Tax>> che servirà a rottamare l’Imu e la Tasi con le loro annesse complicazioni. La decisione da prendere è se il nuovo tributo locale dovrà essere introdotto con un emendamento del governo al Senato oppure con un decreto legge ad hoc da approvare una volta archiviata la manovra. Una risposta arriverà entro l’inizio della settimana. Non è l’unico fronte aperto. Il lavoro, in vista dell’avvio dell’esame di Palazzo Madama, prosegue anche sulla tassazione del Tfr e dei Fondi pensione. Il governo ha alzato dall’11% al 17% la tassa sulla rivalutazione del Trattamento di fine rapporto a fini previdenziali. L’aliquota dovrebbe ora scendere al 14%. Discorso aperto anche per la i fondi complementari. La tassazione è stata portata dall’11,5% al 20%, l’ipotesi alla quale si lavora è abbassare il prelievo al 17% (ogni punto di riduzione costa 40 milioni circa). C’è poi il discorso degli investimenti delle Casse di previdenza privata, come quelle degli avvocati, dei commercialisti, dei ragionieri, etc. Anche per loro il governo, con la manovra, ha innalzato la tassazione sugli investimenti dal 20% al 26%. Nel passaggio del testo al Senato le lancette potrebbero essere riportate indietro, con la tassa sugli investimenti delle Casse che tornerebbe al 20%. Il governo, del resto, ha in piedi da tempo una trattativa con queste ultime che si sono dette disposte ad investire una parte del loro patrimonio, circa 5 miliardi di euro, nell’economia italiana disinvestendo quote di titoli esteri. Altro capitolo sul quale sono in arrivo modifiche è quello dei giochi. L’abbassamento del <<pay out>> dal 74 al 70%, ossia le somme che tornano sotto forma di vincita ai giocatori delle slot machine, potrebbe essere stralciato dal testo per essere affrontato all’interno dei decreti attuativi della delega fiscale. Per quanto riguarda il regime dei minimi, la tassa forfettaria del 15% sulle partite Iva, verrebbe applicata non più a chi guadagna fino a 15 mila euro l’anno ma fino a 20 mila euro. Il nodo più complesso, come detto, rimane quello della Local Tax. La difficoltà sta soprattutto nel trovare un meccanismo perequativo per i Comuni che dovranno rinunciare alle addizionali. Queste torneranno allo Stato e saranno sostituite da un prelievo unico nazionale tra lo 0,3 e lo 0,4 per cento. I sindaci, invece, potranno incassare i soldi dell’Imu sui capannoni, oggi versata allo Stato. Solo che ci sono Comuni che hanno molte attività produttive sul loro territorio e altri che, invece, non ne hanno. Le ipotesi in campo per ovviare a questo problema sono basate sulla costituzione di un fondo perequativo orizzontale per traferire le risorse ai municipi o in base ai fabbisogni standard oppure sulla base della capacità storica. Ma questo è, comunque, un problema tecnico al quale si affianca un problema <<politico>>: l’aliquota nazionale unica penalizzerebbe i Comuni che negli ultimi anni hanno abbassato le tasse, quelli insomma virtuosi. La decisione finale sulla Local Tax, dunque, dovrà tenere conto anche di questo fattore.

 

Fonte: Il Messaggero

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