Antonio Carretti
Cresce il disavanzo dell’Inps nel bilancio di previsione del 2013. Il documento, approvato oggi dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Ente (Civ) con i voti contrari della Uil, prevede uno squilibrio finanziario di 10,721 miliardi per l’anno in corso, un aumento di 2,762 miliardi rispetto al risultato di poco inferiore agli 8 miliardi delle previsioni aggiornate 2012.
“I principali risultati del bilancio di previsione 2013â€, si legge in una nota, “che sono stati determinati sulla base della nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanzaâ€, oltre al disavanzo prevedono entrate contributive per 213.762 milioni di euro, con un incremento di 1.916 milioni (+0,9%) rispetto ai 211.846 milioni previsti per il 2012. Dall’altra parte ci saranno 303.077 milioni di euro di prestazioni istituzionali, con un incremento di 6.672 milioni (+2,3%) rispetto ai 296.405 milioni previsti per il 2012.
Quanto alle pensioni, la spesa è risultata pari a 265.877 milioni di euro (261.333 milioni nel 2012), con un incremento di 4.544 milioni di euro (+1,7%). Per effetto di un disavanzo economico di esercizio di 9.714 milioni, il patrimonio netto dell’Inps al 31 dicembre 2013 è previsto pari a 15.416 milioni di euro.
Nella sua relazione il Civ ha ribadito la necessità di sottoporre ad un attento monitoraggio tutti i Fondi o Gestioni amministrati dall’Inps che presentano consistenti disavanzi economici con effetti negativi sul saldo generale del bilancio dell’Istituto. Il Civ ritiene inoltre necessario aggiornare al più presto i bilanci tecnici con i quali valutare la futura evoluzione dei Fondi o Gestioni amministrati dall’Inps, nonché la sostenibilità dell’intero sistema. A conclusione della sua relazione il Civ pone particolare rilievo sulla necessità che i risultati siano portati all’attenzione dei ministeri per gli “eventuali e opportuni interventi correttiviâ€.
Lavoro, numeri choc.
Nei primi nove mesi del 2012 si sono registrati 640mila licenziamenti, con un aumento dell’11% sullo stesso periodo del 2011. E’ quanto emerge dal sistema della comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro secondo il quale nel periodo sono stati attivati 7,9 milioni di contratti a fronte di 7 milioni di rapporti di lavoro cessati.
Lo studio del ministero suddivide le cessazioni dei rapporti di lavoro tra quelle a richiesta del lavoratore (dimissioni o pensionamento), quelle “promosse dal datore di lavoro†(cessazione dell’attività , licenziamento, altro), cessazione al termine e “altre causeâ€. I 640mila licenziamenti registrati nel periodo riguardano sia quelli individuali (per giustificato motivo oggettivo, soggettivo, giusta causa) che quelli collettivi. Solo nel terzo trimestre 2012 i licenziamenti sono stati 225.868 con un aumento dell’8,7% sullo stesso periodo del 2011. Nei primi 9 mesi del 2012 sono diminuite le dimissioni a 1,1 milioni dai 1,22 milioni del 2011 (-8,7%).
Nel terzo trimestre si conferma la tendenza ad assumere con contratti non stabili. Su 2.462.314 rapporti di lavoro attivati nel periodo solo 430.912 risultano a tempo indeterminato (appena il 17,5% del totale). Risultano invece a tempo determinato 1.652.765 rapporti di lavoro attivati (il 67,1% del totale) mentre i contratti di apprendistato sono stati 61.868, i contratti di collaborazione 156.845 e gli “altri†159.924. I contratti di collaborazione sono diminuiti del 22,5% rispetto al terzo trimestre 2011 mentre un calo del 24,3% si registra anche per gli “altri†contratti. Diminuiscono del 5,7% i contratti a tempo indeterminato, dell’1,9% quelli a termine e del 13,7% i contratti di apprendistato.