Equo compenso, pressing contro l’insabbiamento

Un pressing «necessario» per l’approvazione di una legge (sull’equo compenso dei professionisti) che, «per un verso, è a portata di mano» e, per l’altro, è «oggetto di molti tentativi di insabbiamento». Così il presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi (Epi) benedice la manifestazione del Comitato unitario delle professioni (Cup) e della Rete delle professioni tecniche (Rtp) a Roma, il 30 novembre, «a sostegno della dignità» degli esponenti delle categorie di lavoratori autonomi, che invocano l’inserimento nell’ordinamento di soglie di pagamento delle prestazioni al di sotto delle quali non si possa scendere. E attende il parere sul suo disegno di legge (2858, che propone di usare i parametri fissati dai ministeri per stabilire le remunerazioni dei professionisti iscritti a Ordini e Collegi e che, invece, per gli associativi ricorre agli «usi che il ministero dello sviluppo economico può rilevare, attraverso il sistema camerale») della commissione bilancio, ma «anche di quella per le politiche comunitarie», dopo che un documento del dipartimento delle politiche Ue della presidenza del Consiglio dei ministri aveva rilevato una restrizione delle norme europee sulla libera concorrenza. «C’è un evidente tentativo di fermare la legge, con una pretesa richiesta di negoziato con Bruxelles, giustificata solo se volessimo reintrodurre il vecchio sistema tariffario. Ma non è così», aggiunge Sacconi, che parteciperà «certamente» all’evento del 30 novembre. Sicura anche la presenza del numero uno dell’XI commissione della Camera, Cesare Damiano (Pd), che ha presentato un testo di legge per i professionisti tutti; l’idea, per i regolamentati, è partire dalla Pubblica amministrazione, «affidando a un tavolo di concertazione presso il ministero del welfare la definizione dei parametri dell’equo compenso». Definendosi «un maestro di pressing», dichiara che «la mobilitazione aiuta sempre governo e Parlamento a riflettere». I risultati, però, ammette, infine, Damiano, «sono altra cosa».

Fonte: ItaliaOggi

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