Pensioni italiane più «eque»

I sistemi pensionistici di tutto il mondo sono alle prese con i rischi di equità intergenerazionale. E, in modo del tutto inaspettato, proprio l’Italia migliora leggermente, pur dimostrandosi ancora debole dal punto di vista della sostenibilità. Lo sostiene la nona edizione del «Mercer Melbourne Global Pension Index», la più completa indagine globale sui sistemi pensionistici, condotta da Mercer e dall’Australian Centre for Financial Studies. Lo studio, che quest’anno ha coperto 30 Paesi ed oltre il 60% della popolazione mondiale, colloca l’Italia al ventesimo posto della classifica generale, con un punteggio pari a 50,8 punti indice. Prima della classe, per il sesto anno consecutivo, è la Danimarca (con un punteggio pari a 78,9 punti), grazie alla solidità dei propri risultati su tutte e tre le macro-aree alla base della classifica: “adeguatezza”, “sostenibilità” e “integrità“. Paesi Bassi (78,8 punti) e Australia (77,1 punti) sono rispettivamente al secondo e al terzo posto. La ricerca valorizza positivamente, per quanto riguarda la macro-area adeguatezza, il livello medio delle pensioni erogate in Italia, così come – per la macro-area integrità – la chiarezza delle informazioni agli aderenti e gli standard obbligatori di govemance richiesti agli enti previdenziali. In particolare, il punteggio fatto registrare dall’Italia per adeguatezza (66,2 punti) la avvicina ad Austria e Svezia (67,6 e 67,7 punti rispettivamente).Vengono attribuiti valori elevati, anche pari al valore più alto della scala, al tasso di sostituzione medio, al mantenimento del valore reale dei benefici pensionistici rispetto all’inflazione ed alla possibilità di trasferire asset tra diversi fondi. Anche nella macro-area integrità al sistema italiano vengono assegnati punteggi pari a 10 decimi. Italia tra i primi della classe, quindi, per l’indipendenza societaria garantita ai fondi pensione di secondo pilastro, per i requisiti di conformità richiesti ai fondi e alle casse rispetto ad eventuali profili di conflitto di interessi dei propri decisori e per le informazioni fornite agli aderenti. E invece la sostenibilità di medio-lungo periodo, come detto, l’area dove il sistema pensionistico italiano risulta più debole (con un valore più basso della scala, pari a 16,4, contro una media di50,8ed i 79,8 punti della Danimarca, prima in classifica). Le ragioni sono da ricercarsi anzitutto nella bassa adesione a piani pensionistici privati: un tasso effettivo del 27,8% della popolazione in età lavorativa che scende al 21% tra i lavoratori attivi nel Mezzogiorno ed un divario medio di 5 punti percentuale tra l’adesione maschile e quella femminile, in tutte le classi di età. Da ciò deriva il basso livello di investimenti nelle pensioni private, pari solo al 9% del Pil (dato in costante incremento anno dopo anno, ma distante dalla la media dei paesi più industrializzati).

Fonte: Avvenire

Reviews

Related Articles