Gli ostacoli dei professionisti? Pagamenti lenti e burocrazia

I pagamenti che non arrivano, o arrivano con lunghi ritardi, il peso degli oneri burocratici e i clienti che scarseggiano. Le ricadute maggiori? Sugli studi unipersonali o comunque di piccole dimensioni (fino a 5 persone), localizzati soprattutto al Sud. E quasi uno studio su due non ha una strategia precisa per il futuro. Sono questi alcuni dei punti critici della professione dei dottori e ragionieri commercialisti. A mettere nero su bianco la situazione è la ricerca condotta, per conto di ItaliaOggi, da Mg Research, istituto di ricerca costituito da professionisti del settore e da risorse specializzate in studi di mercato e consulenza di marketing. L’indagine sarà solo uno dei temi di discussione del 1 Forum nazionale dei commercialisti ed esperti contabili, in programma a Milano da lunedì 6 a mercoledì 8 novembre. Le maggiori criticità. I nodi più grandi riscontrati dai professionisti, negli ultimi 5 anni, sono rappresentati principalmente da- mancati o ritardati pagamenti da parte dei clienti (63,7%), crescita degli oneri burocratici, amministrativi e fiscali (51,2%) e calo della clientela (23,0%). Non manca una percentuale che lamenta l’aumento della concorrenza tra professionisti (13,1%). A chiudere coloro che segnalano difficoltà di organizzazione (2,6%). Tutti questi elementi sono prevalenti soprattutto negli studi unipersonali (per il 72,7% al primo posto delle criticità i mancati o ritardati pagamenti) e negli studi localizzati nella fascia Sud dell’Italia. A conferma di questo scenario, le due problematiche che oggi affliggono i commercialisti. Gli intervistati, infatti, indicano in prima battuta l’aumento degli oneri burocratici, amministrativi e fiscali (68,1%) e a seguire il peggioramento dei conti economici della clientela (20,4%), che provoca i mancati pagamenti e il relativo calo della clientela, precedentemente menzionati. Al terzo posto tra le principali problematiche della professione, l’eccessiva concorrenza (12,2%) e le ridotte tutele in caso di insolvenza da parte del cliente (12,1%). Seguono la diminuzione della qualità dei servizi professionali offerti (7,2%), la perdita di prestigio (6,5%) e le scadenze troppo ravvicinate (3,7%). Anche in questo caso a soffrire maggiormente sono gli studi unipersonali e quelli localizzati nella fascia Sud dell’Italia. Ma la soluzione a questi problemi tarda ad arrivare. In merito alle misure e strategie che dottori e ragionieri commercialisti intendono adottare per i prossimi anni, la metà del campione (54,9%) non ha ancora un’idea precisa di come affrontare strategicamente il futuro. Tra quanti hanno le idee più chiare, il 14,9% pensa di puntare sulla diversificazione del portafoglio clienti, probabilmente anche nel tentativo di diminuire il rischio dei mancati o ritardati pagamenti da parte dei clienti. In seconda battuta, vengono citati gli investimenti in software (6,5%) e la diversificazione dei servizi erogati (6,2%). Da segnalare che il 5,7% intende aumentare la collaborazione con altri professionisti e il 5,4% dei professionisti del settore non vede altra strategia per il futuro che quella di chiudere l’attività. II campione e il metodo. Il questionario e l’impianto dell’indagine sono stati sviluppati in collaborazione con Tanis Toffanin, sociologa economica e del lavoro presso l’Università di Padova, su una popolazione obiettivo dell’indagine costituita dai dottori e ragionieri commercialisti iscritti all’Albo in Italia. Le interviste sono state condotte con metodologia telefonica Cati con questionario strutturato, somministrato nel corso del mese di ottobre 2017. E stato adottato un disegno di campionamento stratificato per sesso, età e area geografica (fonte: Rapporto 2017 sull’Albo dei Dottori commercialisti ed esperti contabili, redatto a cura del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e dalla Fondazione nazionale commercialisti)

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