Commercialisti, addio al Cup

I commercialisti escono dal Cup. La notizia è esplosa nel corso del forum nazionale dei commercialisti organizzato a Milano da ItaliaOggi nei giorni 6-7-8 novembre. II Comitato unitario delle professioni viene così a perdere un altro pezzo, dopo l’uscita degli avvocati di un paio di settimane fa, in un momento delicato, quando mancano pochi mesi alla fine della legislatura e ci sono sul tappeto ancora diverse questioni sulle quali non c’è evidentemente uniformità di vedute. La questione ha animato la tavola rotonda di ieri su specializzazioni, certificazioni, equo compenso. Al tavolo dei relatori, tra gli altri, il presidente del Cup, Marina Calderone (presidente anche del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro), e il segretario del Consiglio nazionale dei commercialisti, Achille Coppola. Nonostante la buona volontà di entrambi non è stato possibile nascondere che su diversi punti le posizioni sono piuttosto lontane. Prendiamo l’equo compenso: Calderone ha giudicato «scandalosa» la sentenza del Consiglio di stato che ha legittimato un bando di concorso per la revisione di un piano regolatore comunale che prevedeva un compenso professionale di un euro spalancano così le porte ad un approccio che nel giro di poco tempo potrebbe diventare generalizzato, ma togliendo in questo modo alle professioni tecniche già messe in ginocchio dalla difficile congiuntura economica una fetta importante dei propri compensi, e minaccia di non partecipare più a tavoli di concertazione con esponenti del governo fino a quando la questione non sarà risolta. La posizione dei commercialisti, espressa da Coppola, è molto più soft. L’equo compenso non è considerato una priorità, anche perché la categoria ha sperimentato a lungo il sistema delle tariffe professionali che, di fatto, raramente venivano applicate nella pratica. Anche perché i commercialisti non godono di competenze professionali riservate e applicare tariffe fuori mercato significa per loro semplicemente perdere il cliente, a favore magari di chi svolge la stessa attività pur non essendo iscritto all’albo. Situazione opposta invece in materia di specializzazione professionale, fortemente sostenuta dalla categoria dei commercialisti (e nel corso del dibattito di ieri è emersa la conferma da parte del sottosegretario alla giustizia Federica Chiavaroli, che il provvedimento attuativo dovrebbe essere vicino a tagliare il traguardo) e invece di scarso interesse per i consulenti del lavoro. Calderone ha ammesso che all’interno della sua categoria c’è il timore che l’introduzione delle specializzazioni possa avere effetti divisivi sull’unità della categoria. II presidente del Cup ha ricordato che i temi legati alla tutela degli interessi delle professioni, in particolare l’equo compenso, saranno il cuore della manifestazione che si terrà il 30 novembre al teatro Brancaccio di Roma. Manifestazione alla quale il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha dato ieri l’adesione ufficiale della sua organizzazione. L’uscita di avvocati e commercialisti dal Cup depotenzia tuttavia la manifestazione, almeno dal punto di vista dell’unitarietà, salvo che singoli consigli locali delle due professioni hanno già dato l’adesione e quindi dovrebbero comunque aderire. Un invito all’azione unitaria di tutte le categorie professionali è infine venuto dal sottosegretario Chiavaroli, che ha ricordato come senza un’azione forte e unitaria le resistenze che vengono da alcuni settori della macchina pubblica, in particolare dal Ministero dello sviluppo economico, tradizionalmente legato a Confindustria, avranno gioco facile nello stoppare tutte le richieste che provengono dal mondo delle professioni.

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