Equo compenso, si accende la battaglia

Un’alleanza tra lavoratori autonomi per scampare «all’incubo dell’equo compenso». La proposta arriva da Arvedo Marinelli, presidente dei tributaristi italiani e viene raccolta da Emiliana Alessandrucci, presidente Colap, da tempo «sulle barricate» contro la proposta di ripristino delle tariffe avanzata da un progetto di legge su iniziativa di Maurizio Sacconi. A schierarsi contro il ritorno di tariffe e minimi tabellari è anche Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera che ha depositato la proposta di legge «Disposizioni in materia di equo compenso nell’esercizio delle professioni regolamentate e del lavoro autonomo». Il provvedimento, composto da 6 articoli, secondo quanto si legge nella relazione illustrativa, è finalizzato a tutelare l’equità del compenso dei professionisti iscritti ad un Ordine, Albo o collegio professionale e dei professionisti non organizzati nei soli confronti della pubblica amministrazione. In ballo c’è la competitività sul mercato (legata al costo delle parcelle), la libera concorrenza e il riconoscimento di due categorie (ordinisti e autonomi) che a volte si sovrappongono nelle prestazioni offerte. La contromossa Se la proposta di Sacconi vede a favore tutte le professioni ordiniate, a sostenere il progetto di legge Damiano c’è, naturalmente, il mondo dei lavoratori autonomi. «Questa proposta — afferma Alessandrucci — oltre a contemplare l’intero settore, professionisti ordinisti e associativi, sana lo squilibrio contrattuale nel rapporto con la pubblica amministrazione. Sarebbe stato ottimale limitarsi a questo modello anche per i professionisti ordinisti, ma siamo sicuri che l’esempio virtuoso del nostro mondo contagerà l’intero settore. Per i professionisti il tema dell’equo compenso deve essere affrontato limitatamente ai rapporti con la pubblica amministrazione che è il nostro committente principale e la parte contrattuale più forte, lasciando al difuori di questa ipotesi, al libero mercato la determinazione dei compensi per le nostre prestazioni. Continuiamo a pensare che l’equo compenso per le professioni ordinistiche debba limitarsi ai soli rapporti con la sfera pubblica». Un pensiero condiviso e sostenuto anche dal presidente dei tributaristi nel recente congresso Ancot svoltosi a Roma: «È impensabile — sostiene Marinelli — che lo Stato proponga addirittura lavori, di qualsiasi genere, a compenso zero. Non esiste nessun ritorno di immagine o di curriculum che giustifichi la mancata retribuzione di un lavoro. Ritengo molto pericoloso che un simile principio possa essere introdotto dalle pubbliche amministrazioni». Gli schieramenti Si profila dunque uno «scontro» Sacconi (professioni ordiniste) contro Damiano (lavoratori autonomi)? «In Senato — ricorda Alessandrucci — si discute una proposta sull’equo compenso, quella presentata da Maurizio Sacconi, in cui il proponente prima esclude le professioni associative e poi tenta di inserirle con una proposta inaccettabile che svilisce il nostro ruolo e sulla quale tutti i rappresentanti hanno detto no». Proprio il «fronte unico del no», proposto dai tributaristi, sta compattando i lavoratori autonomi e potrebbe renderli più forti in fase di trattativa con il governo. Ammesso che queste proposte facciano in tempo a compiere l’iter parlamentare prima dello scioglimento delle Camere.

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