Equo compenso per tutti i professionisti

L’equo compenso amplia la sua portata a tutti i professionisti. La tutela che pone un tetto minimo al di sotto del quale non si può scendere viene estesa a tutte le professioni, incluse quelle senza Ordini o Albi. E non è tutto. Tra i “poteri forti” tenuti a rispettare il principio dell’equo compenso c’è anche la pubblica amministrazione. E quanto si legge nella nuova versione dell’emendamento proposto dal relatore in Commissione Bilancio della Camera Silvio Lai (Pd) che sarà votato nella notte. Il testo originale dell’emendamento prevedeva l’equo compenso per i soli avvocati quando il committente è una banca, un’assicurazione o una azienda medio grande. Per essere equo il compenso «deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto…». La norma si applica anche agli incarichi pendenti e a quelli non ancora fatturati. Le clausole considerate vessatorie – il testo ne individua nove – sono nulle mentre il contratto rimane valido. Il professionista ha tempo 24 mesi dalla sottoscrizione dell’accordo e per far scattare la nuova tutela. Nella nuova formulazione dell’emendamento – su cui, mentre scriviamo ancora si sta discutendo – sono stati aggiunti tre novità l’estensione a tutte le professioni ordinistiche e non di quanto previsto per gli avvocati, l’inclusione della Pa tra i committenti tenuti a riconoscere l’equo compenso e l’inciso che impone che queste disposizioni non comportino maggiori oneri a carico della finanza pubblica L’equo compenso è un tema molto sentito dai professionisti tornato alla ribalta dopo la sentenza 4614 del 3 ottobre del Consiglio di Stato che ha sdoganato un bando comunale che prevedeva il compenso “simbolico” di un euro per il professionista Una decisione che ha sollevato le proteste di tutte le categorie professionali che per chiedere un equo compenso hanno già manifestato a maggio e sono pronte a scendere di nuovo in piazza alla fine del mese.

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