L’asset allocation che verrà, tra dinamiche di filiera, aspettative e una nuova razionalità

La sostenibilità del debito previdenziale maturato nei confronti degli iscritti impone agli Enti di previdenza, ma più in generale a tutta quella che oggi potremmo definire una vera e propria filiera dell’investimento previdenziale, sempre più coesa e assortita al suo interno, la ricerca di rendimenti soddisfacenti rispetto ai parametri obiettivo e all’andamento dei mercati.

La “nuova razionalità” che ha permeato i mercati, tuttavia, rende il compito dei soggetti di questa filiera ancora più complesso e sfidante rispetto al passato. Da un lato, infatti, sono venuti meno alcuni graniticiriferimenti del passato: basti pensare ai buoni rendimenti assicurati dai titoli obbligazionari fino a qualche anno fa, oggi sprofondati in una spirale di tassi bassi, quando non negativi; e come non pensare alla relativa facilità con la quale in passato gli enti riuscivano a performare meglio dei parametri obiettivo? Una costante, questa, che nel corso dei primi tre trimestri del 2017 a più riprese si è dissolta, e per alcune tipologie di prodotti della previdenza complementare i rendimenti si sono collocati al di sotto di quelli obiettivo. Dall’altro lato, invece, mai come oggi la capacità dei soggetti – ma meglio sarebbe se si parlasse di “filiera”, proprio per dare conto della platea di attori inter-agenti – di individuare strategie di investimento efficaci rappresenta un elemento distintivo, premiante in termini di performance ottenute. Mai come oggi, dunque, scegliere è importante, e scegliere bene lo è ancora di più.

I contorni di questo spaccato difficile da decifrare, animato da nuovi trend di mercato e nuove dinamiche interne alla filiera, e che dal canto loro lasciano spazio a molteplici strategie di investimento e differenziati atteggiamenti da parte degli Enti, sono tratteggiati nella VII Indagine Annuale di Itinerari Previdenziali, le cui anticipazioni sono state presentate in occasione dell’XI Itinerario Previdenziale “La ricerca di Alpha e Beta nella irrazionalità razionale dei mercati”.

Di fronte a questa fase di passaggio, gli operatori del comparto mostrano un sentiment non così omogeneo come in passato. Se ormai può dirsi acquisito il positivo spirito che anima tutti gli attori della filiera, dagli enti ai gestori agli advisor, e sempre più ricomprendendo anche i risk manager, tutti animati da spirito di collaborazione e reciproca considerazione, affiora un altro elemento nuovo. Fino a qualche anno fa, infatti, il desiderio di mutare asset allocation da parte degli Enti andava di pari passo con il giudizio verso la performance: in buona sostanza, al crescere dell’uno cresceva l’altro, e viceversa, come se i positivi risultati conseguenti al mutamento di asset allocation alimentassero ulteriormente la voglia di cambiare, innescando così un meccanismo incrementale. Oggi questa linearità sembra essere venuta meno: negli ultimi anni 3-4 anni la quota di Enti che dichiarano di voler mutare la propria asset allocation è il leggera flessione, pur mantenendosi straordinariamente elevata, mentre la quota di Enti che si dichiara soddisfatta della performance ottenuta si mantiene in crescita e ha oggi raggiunto il punto di massima.

Una nuova fase allora? No, più probabile una transitoria quanto rapida pausa di riflessione per alcuni, un momento di consapevole attesa osservando dove porterà il mercato in termini di rendimenti e dove condurranno le radicali scelte operate in questi anni sul fronte dell’asset allocation. Al netto di questo tendenziale rallentamento, tuttavia, per i più continuerà imperterrita questa congenita ricerca dell’asset allocation ottimale.

Ma dove si indirizzeranno le scelte relative all’asset allocation che verrà? A fronte di approcci non così univoci da parte degli enti, le traiettorie tendono a convergere verso due direzioni: dai mandati tradizionali a quelli più innovativi (total return, multiasset, flessibili) la prima, dai fondi immobiliari a quelli alternativi e di private equity la seconda. Pur trattandosi di una semplificazione, sono questi i trend che caratterizzano la domanda di prodotti finanziari espressa dagli Enti di previdenza che, se verrà confermata nei prossimi anni, potrebbe condurre ad allocazioni dei patrimoni sensibilmente diverse da quelle cui siamo oggi abituati.

Ma questo dipenderà dalla filiera, e dalla razionalità nuova o vecchia dei mercati.

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