Lo spesometro 2017 è costato agli operatori circa un miliardo di uro. E questo l’onere che il nuovo adempimento Iva ha imposto alle imprese ed ai contribuenti italiani. L’importo è frutto di una stima condotta su un campione rappresentativo di imprese realizzata da Associazione nazionale dei commercialisti (Anc) e Confimi Industria, presentato nel corso dei lavori del XIV convegno nazionale dell’Anc, tenutosi ieri a Pisa. Francesco Zuech, responsabile di Confimi Industria, ha illustrato i risulti del sondaggio. Mediamente le giornate impiegate per tale adempimento sono state pari a 22. Considerate le ore impiegate dalle imprese e dai professionisti per adempiere ai nuovi obblighi imposti e moltiplicando le stesse per un costo orario del lavoro di 25 euro, si ottiene un risultato che oscilla fra gli 800 e 1.200 milioni di euro e che rappresenta il costo complessivo del nuovo spesometro. Secondo quanto emerso dal sondaggio, per 1’86% degli intervistati la fatturazione elettronica non sarà affatto una semplificazione degli adempimenti. «Anzi. All’inizio questa nuova modalità creerà per le imprese ed i professionisti un ulteriore aggravio di lavoro», ha sottolineato Zuech. «Le problematiche vissute con lo spesometro 2017 non devono ripetersi», ha detto in proposito il viceministro all’Economia, Luigi Casero. «Con l’avvento della fatturazione elettronica verranno eliminati gli altri adempimenti Iva eliminando alla radice le problematiche e gli aggravi amministrativi ed economici creati dalla nuova trasmissione telematica dei dati delle fatture emesse e ricevute. La procedura di emissione della fattura elettronica dovrà essere la più semplice possibile per consentire a tutti, anche al piccolo imprenditore individuale, di non dover sopportare ulteriori costi solo per l’emissione del documento in formato digitale. L’anno di tempo che la norma ci concede dovrà essere utilizzata», ha continuato Casero, «per implementare sistemi software che siano compatibili con quelli normalmente utilizzati per la fatturazione delle imprese e che consentano, davvero con pochi passaggi, di trasformare la normale fattura in formato conforme alle specifiche elettroniche richieste dalla nuova normativa». «Non siamo contrari all’avvento della fatturazione elettronica», ha ribadito il presidente dell’Anc, Marco Cuchel, «ma è necessario che sia graduale e non lasci indietro nessuno tenendo altresì conto della realtà effettiva delle imprese italiane, soprattutto quelle piccole e piccolissime. La fatturazione elettronica contribuirà alla risoluzione di alcune anomalie e distorsioni tutte italiane ma sicuramente l’evasore, come non fa lo spesometro, non farà nemmeno la fattura in formato elettronico». «All’interno dei 35 miliardi che caratterizzano l’evasione Iva», ha evidenziato Casero, «quella costituita dagli omessi versamenti dovuti alle difficoltà finanziarie dei contribuenti è circa 10 miliardi, 15 miliardi sono invece costituiti da evasione consensuale, dovuta cioè dall’accordo fra cessionario e committente che si accordano per non dare evidenza Iva all’operazione, mentre il resto è costituito da operazioni fraudolente come le famose cartiere e i fenomeni di sottofatturazione. Sono su questi ultimi fronti che i nuovi strumenti dovranno fare il loro lavoro consentendo il recupero di buona parte dell’evasione. Per quanto attiene invece all’evasione da riscossione, l’obbligo delle comunicazioni trimestrali consentirà il recupero di circa un miliardo di euro anche se evidentemente dovranno essere presi in considerazione anche ulteriori correttivi» ha concluso il viceministro. Circa il rapporto fra fisco e contribuenti e le sue possibili evoluzioni, Mauro Nicola, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Novara, ha ricordato come molti dei contribuenti che hanno aderito alle procedure di voluntary disclosure stanno ricevendo proprio in questi giorni accessi, ispezioni e verifiche da parte degli ispettori fiscali. «Tutto ciò», ha rimarcato, «dà il chiaro segno di come su questo fronte non si possa parlare di evoluzione ma di involuzione nel rapporto fra il fisco e il contribuente. Ricordiamoci poi che anche una volta entrata in vigore la fatturazione elettronica, tutte le imprese che esportano dovranno adottare due sistemi di fatturazione, una elettronica per le fatture in Italia e una tradizionale per quelle all’estero. Questo comporterà come conseguenza l’obbligo di una comunicazione mensile delle fatture estere non elettroniche (esterometro?) per consentire al fisco di avere una visione completa dell’attività di questi contribuenti». Il sottosegretario di stato al ministero della giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha tenuto invece a sottolineare che sono in fase di preparazione i decreti attuativi della riforma alla legge fallimentare e che il governo intende rendere operativa nei prossimi mesi. «In ogni caso posso assicurare che riusciremo senz’altro ad attuare la delega contenuta nella riforma Rordorf prima dello scioglimento delle Camere», ha promesso il sottosegretario.