Pmi, pronti gli incentivi per quotarsi

Si avvicina il momento del debutto per gli incentivi fiscali alle quotazioni delle Pmi. «Il decreto attuativo è in arrivo in questi giorni», ha confermato Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Economia e delle Finanze, partecipando al convegno “Finanziare la crescita Le opportunità della quotazione per le Pmi e la novità del mercato Aim in Italia”, organizzato da Confindustria con il supporto di Borsa Italiana ieri a Piazza Affari, a Milano. Il credito d’imposta del 50% dei costi – non tutti ma quasi – sostenuti dalle Pmi dall’e gennaio 2018 al 31 dicembre 2020 per la quotazione è stato previsto nell’ultima legge di Bilancio. L’attesa ora è per il decreto attuativo, che sta per vedere la luce, del ministero dello Sviluppo economico di concerto con quello dell’Economia. Si è agli ultimi ritocchi, ma a quanto Il Sole 24 Ore ha potuto verificare si possono già segnalare alcune particolarità. Per esempio il fatto che il credito d’imposta non varrà per le Spac. Sarà valido invece in caso di reverse merger. Del resto, in linea generale il credito d’imposta viene ritenuto applicabile alle società che sostengono costi finalizzati alla propria quotazione. Altro chiarimento, molto importante visto il dibattito che ha preso corpo sul tema sinora: il credito d’imposta varrà per tutte le tipologie di quotazione, cono senza aumento di capitale. Saranno agevolazioni che nelle Pmi (sotto 150 milioni di fatturato) si potranno utilizzare esclusivamente in compensazione a decorrere dal 2019 con un plafond di 20 milioni per il primo anno e 30 milioni per ciascuno dei due anni successivi. Insomma, 80 milioni in un triennio in cui, considerando che l’importo massimo è di 500mila euro, si potranno concedere i crediti d’imposta per 4o operazioni il primo anno e per 60 nei successivi due. Fra i costi oggetto di questa misura ci sono, fra gli altri, quelli sostenuti per l’implementazione del controllo di gestione, l’assistenza dell’impresa nella redazione del piano industriale o anche quelli sostenuti per attività finalizzate alla preparazione di un report, lo svolgimento della due diligence finanziaria, le attività di comunicazione anche tramite l’organizzazione di eventi. Il credito concesso non concorrerà alla formazione della base imponibile Ires e Irap. Un’altra misura tra quelle inserite nel capitolo “Finanza per la crescita” è in arrivo dopo il successo dei Pir. «Sono stati una felice intuizione. La raccolta si è attestata sugli u miliardi in un solo anno. Sono stati attivati 64 fondi», ha detto in apertura Matteo Zanetti, presidente del Gruppo Tecnico Credito e Finanza di Confindustria per segnalare «il momento favorevole grazie alla liquidità che sta arrivando sull’Aim», mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese in cui sono presenti 96 società, con una capitalizzazione di 5,7 miliardi di cui i,6 dovuti alle nuove società entrate nel 2017. Un momento sottolineato anche dall’ad di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi che ha parlato di «forte slancio in tutti i settori dell’industria» e in cui l’equilibrio fra strumenti, regolazione, domanda, sarà sempre più importante, come discusso in un panel ad hoc dal commissario Consob Carmine Di Noia, da Fabio Galli (Assogestioni) e da Barbara Lunghi (Borsa Italiana). Certo, se il momento è propizio, anche e soprattutto per non sprecare l’abbrivio di Pir, per Carlo Robiglio, presidente della Piccola industria di Confindustria, bisogna impegnarsi ancora di più far sì che nel mondo delle Pmi si possa far proprio «un passaggio culturale. L’impresa va vista non come casa propria in cui si può fare quello che si vuole, ma come realtà che ha un valore, per la società e per il territorio» e in cui valgono «trasparenza, chiarezza, progetti».

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