Gli under 34 anni rappresentano appena il 19% degli iscritti Davide Colombo Marco lo Conte ROMA Riportare negli anni di imposta successivi i margini di deducibilitĂ fiscale non utilizzati anno per anno dagli iscritti a una forma di previdenza complementare. Nel vuoto assoluto di attenzione per le pensioni di secondo pilastro e con il nuovo governo tutto orientato alla reintroduzione delle pensioni di anzianitĂ , una proposta concreta per aumentare l’inclusione previdenziale Ăš arrivata, ieri, dal presidente della Covip, Mario Padula. Nella sua terza relazione annuale Padula ha insistito sul basso livello di adesione dei lavoratori italiani ai fondi a piĂč di dieci anni dalla riforma. Dei 7,6 milioni di iscritti a fine 2017 solo i16% effettua versamenti tra i 5mila e i 5.500 euro e quindi beneficia in pieno del limite di deducibilitĂ , fissato a 5.164,57 euro. Il resto si ferma molto prima, visto che i contributi medi di ogni singolo iscritto non superano i 2.62o euro. Da qui la proposta di provare a puntare su un ridisegno del modello fiscale della nostra previdenza complementare per renderla piĂč in linea con un mercato del lavoro frammentato, fatto di carriere discontinue e bassi salari. Il basso livello di risparmio previdenziale degli italiani ha tante sfaccettature, tutte messe in luce nella relazione della Commissione di vigilanza: dei 7,6 milioni di iscritti (+6,1% sull’anno prima)1,8 milioni (23,5%) non ha effettuato alcun versamento nel 2017, mentre le posizioni “dormienti” sono state 2,1 milioni (+14%). C’Ăš ancora l’effetto lungo della crisi, che ha impoverito mold iscritti costringendoli, oltre a sospendere i contributi, a chiedere antidpazioni per 2 miliardi dal proprio “conto previdenziale” per far fronte alle difficoltĂ . Ma la bassa inclusione viene da molto lontano: il tasso di partecipazione oscilla tra i135 e il 50% degli occupati maschi delle regioni piĂč ricche, dove la contribuzione media Ăš di 3.000-3.500 euro annui, piĂč del doppio di gran parte delle regioni del Sud. E i giovani sono al margine, con iscritti sotto i 34 anni al 19%, mentre la media di lavoratrici iscritte si ferma al 25% contro il 31,4% della media maschile. Bisogna fare un passo avanti – ha detto Padula – aggiungendo che non funziona la scorciatoia dell’adesione automatica, mentre vanno nella giusta direzione recenti esperienze di adesione tramite il contributo contrattuale «cui devono seguire perĂČ iniziative delle parti sociali e dei fondi per promuovere la consapevolezza degli iscritti a una adesione piena dal punto di vista contributivo». Nella sua relazione il presidente Covip ha insistito sul successo dell’iniziativa lanciata nel 2017 che permette agli utenti di confrontare i costi della forme pensionistiche. Tema cruciale, visto che i maggiori costi caricati sulle forme individuali come i Pip, destinati alle reti di vendita, riducono i rendimenti portando gli aderenti a scelte meno remunerative rispetto a quelle proposte dalle forme collettive: dalla metĂ del 2017 il “Comparatore di forme pensionistiche complementari” ha avuto circa 30mila visualizzazioni, cui si aggiungono 20mila accessi nei primi mesi dell’anno in corso. Cifre che si aggiungono a 150mila accessi alle schede dei costi di ciascuna forma autorizzata. Parlando della vigilanza sulle Casse dei professionisti, Padula anche quest’anno ha insistito sul varo dell’atteso decreto (lo Ăš dal 2012) che regolai criteri e i limiti di investimento di questi soggetti ed Ăš tornato a proporre l’estensione a Covip della vigilanza sui fondi sanitari e le altre forme di sanitĂ integrativa, un controllo oggi parcellizzato tra diversi ministeri con risultati di scarsa trasparenza, a fronte di una spesa out of the pocket degli italiani in costante crescita, visto che sono milioni coloro che si sono indebitati per pagare spese mediche fino a 40 miliardi in aggiunta al servizio sanitario.
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