I commercialisti vogliono dotarsi di una società di software propria

Commercialisti titolari (e non più acquirenti) di una società di software, senza, cioè, doversi più rivolgere, per svolgere l’attività lavorativa, ad aziende esterne. E il progetto accarezzato dal presidente del Consiglio nazionale della categoria, Massimo Miani, e annunciato ieri, a Roma, nel corso dell’assemblea dei vertici degli Ordini locali, occasione per affrontare pure il piano di riforma della professione (disciplinata dal decreto legislativo 139 del 2005). Società di software «ad hoc». Sfida lanciata dal Consiglio nazionale (ed accolta con un applauso dalla platea), è riuscire a dotarsi di «una società di software nostra», iniziativa che, ha scandito, «dobbiamo affrontare abbastanza velocemente», ma che non potrebbe vedere la luce, senza poter contare sui giusti «investimenti» finanziari. E qui Miani si è appellato direttamente alle Casse previdenziali della categoria (la Cnpadc dei dottori commercialisti e la Cnpr dei ragionieri): «Debbono parteciparvi», così che i professionisti non siano più costretti a «dipendere» per esercitare la loro attività «dalle società esterne». Fatturazione elettronica. «Prima, o poi, arriverà» l’obbligatorietà della fattura digitale (dal 1° gennaio 2019, ndr), pertanto, dopo aver sostenuto nei mesi precedenti la necessità di una sua introduzione graduale, «ci stiamo attrezzando» per gestirla nel miglior modo possibile, ha chiarito il vertice dei commercialisti. «Stiamo bandendo una gara con le società di software per avere un portale nostro per la fatturazione elettronica», ha ricordato Miani (si veda anche Italia Oggi del 7 aprile 2018), anticipando che l’orientamento che s’intende seguire è di «mettere il numero più consistente possibile di fatture gratuite a disposizione degli studi» professionali della categoria, «specie di quelli più piccoli, che non hanno i gestionali e si arrangiano, finora, come possono». Riforma della professione. La «manutenzione» della disciplina dell’ordinamento professionale (decreto legislativo 139) va avanti, «con il dialogo e con l’ascolto delle proposte» dei commercialisti. Il percorso non sarà breve, tuttavia, perché «inizieremo a discutere col governo, ma per rivedere le norme potrebbe volerci anche un anno e mezzo». Tariffe professionali. E opportuno, secondo il numero uno dell’Ordine, che il dibattito torni sul tema delle tariffe, che «si chiami equo compenso (ottenuto con la legge di bilancio per il 2018, art.1, commi 487 e 488 della legge 205/2017), oppure con altri nomi, l’argomento va trattato», anche in considerazione delle remunerazioni forfettarie che buona parte della categoria è costretta a proporre al cliente, come diretta conseguenza dell’incremento degli adempimenti fiscali che si è attualmente chiamati ad eseguire. Scuole di alta formazione (Saf). «Abbiamo già gli specialisti, nella nostra categoria. L’intento, mediante le Saf, è di renderli ancor più competenti, competitivi e visibili all’esterno. Spiace», ha dichiarato Miani, «che la finalità delle Scuole, cui si sono già iscritti in migliaia, non sia stata ad oggi pienamente compresa» come opportunità di guadagnarsi ulteriori opportunità nel mercato del lavoro. Gli Ordini, ha voluto, infine, precisare, «hanno manifestato tutti condivisione su progetto, si tratta solamente di metterlo in pratica. E di uniformare il livello qualitativo delle Saf in tutta Italia».

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