Così scatta il condono sulle mini-cartelle

Arriva il tanto atteso «saldo e stralcio», cioè la possibilità di pagare solo parte del debito fiscale, ma per adesso riguarda solo le minicartelle di Equitalia. Nella bozza del decreto fiscale che sarà esaminato lunedì dal Consiglio dei ministri, si prevede infatti la possibilità di definire solo i vecchi ruoli «sotto i 1.000 euro». Ma non c’è ancora nessuna traccia della grande «pace fiscale» che, almeno nei piani della Lega, doveva consentire anche a chi aveva debiti ben più consistenti di onorarli godendo di uno sconto consistente sugli importi. Al suo posto, invece, sembra farsi largo una sorta di ravvedimento operoso «rafforzato» per chiudere le pendenze con il passato. Il saldo e stralcio dei mini debiti fiscali, nella bozza del decreto, per ora convive con una terza edizione della rottamazione delle cartelle Equitalia, quelle emesse a tutto il 2017, e ad altre misure annunciate, come la definizione delle controversie tributarie, delle liti pendenti e la nuova dichiarazione integrativa speciale. Il saldo e stralcio riguarderà le cartelle emesse dalla riscossione tra l’anno 2000 e il 2010, e solo quelle con un importo complessivo inferiore a mille euro. Dovrebbero essere definite con il pagamento di uno sconto molto forte, che tuttavia deve La soglia La Lega puntava alla pace fiscale per i debiti fino a 1 milione di euro poi scesi a 100 mila ancora essere determinato. La possibilità di pagare solo parte del debito delle cartelle di importo superiore, nel frattempo, sembra allontanarsi. II Movimento 5 Stelle, che ha sempre contestato l’idea di qualsiasi cosa possa sembrare un condono fiscale, non sembra disposto ad assecondare i progetti della Lega Nord, Nelle scorse settimane si è discusso a lungo sull’importo dei debiti che avrebbero potuto essere regolarizzati, «a saldo e stralcio». La Lega puntava a una soglia di un milione di euro a cartella, pian piano ridotta fino a centomila euro. Ma da qualche giorno, almeno secondo quanto assicuravano ieri fonti parlamentari del Movimento, i due partiti sembra che stiano discutendo di uno strumento completamente differente, al posto della pace fiscale, il ravvedimento operoso «rafforzato». Uno strumento simile esiste già nel nostro ordinamento fiscale e permette al contribuenti di regolarizzare i mancati versamenti delle imposte, purché non siano stati già colpiti da un atto di liquidazione o accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Le regole attuali prevedono la chiusura delle pendenze con il versamento del debito originale, sommato agli interessi legali e a una sanzione ridotta (il 15%, quindi fino allo 0,1% per ogni giorni di ritardo nel versamento). Il ravvedimento operoso, dunque, prevede il pagamento integrale del debito pregresso e, al tempo stesso, non preclude agli ispettori del fisco l’inizio, o la prosecuzione, di accessi, ispezioni, verifiche e ogni altra attività di controllo e accertamento dei confronti del contribuente che aderisce al meccanismo. Rafforzarlo significherebbe offrire condizioni e protezioni maggiori ai contribuenti, con una riduzione degli importi da versare o mettendoli al riparo da nuove iniziative degli ispettori fiscali. In ogni caso il ravvedimento operoso sarebbe accessibile in caso di omesso versamento delle imposte, ma non in quello di omessa presentazione della dichiarazione che prevede sanzioni anche penali. Pure la rottamazione «ter» delle cartelle Equitalia prevede il pagamento integrale del debito con lo sconto su sanzioni e interessi. Rispetto al passato ci sarà, però, più tempo per pagare, cinque anni invece di due. Anche se il gettito dell’operazione, almeno nei primi due anni, sarà azzerato dai minori incassi della riscossione ordinaria.

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