Equo compenso dimenticato. Per ora. Rispondendo all’appello lanciato ieri dai professionisti, che lamentano l’assenza di una norma in legge di Bilancio che rafforzi l’equo compenso, il sottosegretario alla giustizia Jacopo Morrone ha convocato un tavolo tecnico al ministero al quale parteciperanno gli organismi di rappresentanza per affrontare l’argomento dei compensi dei lavoratori autonomi. L’incontro è fissato per il prossimo 27 novembre. «Nonostante le dichiarazioni di alcuni tra i piĂą autorevoli esponenti dell’esecutivo», si legge nella nota congiunta diffusa ieri dal Comitato unitario permanente delle professioni (Cup) e dalla Rete delle professioni tecniche (Rpt), «nella legge di bilancio non c’è traccia della norma che punta a rafforzare l’equo compenso per i professionisti. E oltre a non essere presente in manovra, durante il passaggio in commissione sono stati respinti tutti gli emendamenti sul tema. Nel corso di questi mesi», continua la nota, «in varie occasioni, i piĂą autorevoli esponenti dell’esecutivo hanno manifestato, anche parlando alle platee dei congressi delle categorie rappresentate da Cup e Rpt, la volontĂ di ampliare le norme introdotte dal decreto fiscale e dalla legge di bilancio 2018 in materia di equo compenso per i professionisti». L’impegno assunto dal governo è stato esplicitato, inoltre, nella nota di aggiornamento al Def, dove si pub leggere che «per contrastare il precariato si procederĂ all’estensione dell’equo compenso». Nonostante questo preciso riferimento, non è previsto nessun intervento sul tema in manovra. Inoltre, «si apprende che tutti gli emendamenti, presentati da deputati di diversi gruppi parlamentari, sono stati dichiarati inammissibili per estraneitĂ di materia». Una giustificazione che, secondo le due sigle, è contraddittoria: prima di tutto perchè la norma originaria è stata introdotta con la scorsa legge di bilancio e, in quel caso, non si è parlato di estraneitĂ di materia. Inoltre, la disposizione è «parte integrante del Documento di economia e finanza». Tra gli emendamenti dichiarati inammissibili ce ne sono due a prima firma Andrea Mandelli (Fi). Gli emendamenti puntavano a risolvere due problemi applicativi della norma: la definizione dei parametri per le professioni non regolamentate e una norma che garantisca maggiore certezza giuridica in materia di applicazione dell’equo compenso da parte della p.a. «Un’occasione persa» è il commento del deputato Mandelli.
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