La partita per la nomina del nuovo presidente Inps resta apertissima. Come pure la procedura per arrivare all’insediamento di chi prenderà il testimone di Tito Boeri, il cui mandato scade a metà febbraio. In pista ci sarebbero due nomi: Mauro Mori, ex dg dell’Istituto, e l’economista M5S Pasquale Tridico. Nelle riunioni tecniche e politiche di ieri non è uscita una decisione definitiva su come procedere, se con un commissariamento oppure effettuando una designazione a legislazione vigente, nei tempi consentiti da qui alla fine del mandato. Il cambio della guardia in Inps matura in un momento molto particolare, naturalmente. L’Istituto, che nel 2018 ha celebrato il 120° anniversario, sarà a breve investito di una nuova mole di incombenze: dovrà garantire l’implementazione di “quota 100” e del Reddito e le pensioni di cittadinanza con tanto di circolari applicative, certificazioni dei vari requisiti dei nuclei che faranno domanda e monitoraggio sulle risorse da destinare al nuovo sussidio con la garanzia del pieno rispetto dei limiti di spesa. Un vero e proprio “stress test” che l’Istituto dovrà affrontare sperando che, nel frattempo, non proprio tutti i4.58o dipendenti che potrebbero andare in pensione con “quota 100” (sono il 16,5% del personale in servizio) deridano davvero di ritirarsi. Il governo per controbilanciare il potenziale esodo stanzierà con il decreto 50 milioni, che consentono di triplicare (da mille a tremila) le assunzioni in via di definizione utilizzando la graduatoria aperta con l’ultimo concorso. Ma oltre la contingenza, ci sono i grandi numeri dell’Inps a dire quanto pesa il passaggio di vertice. Al di là dell’assetto di governance con il ritorno del vecchio Cda. Chi guida Inps mette la sua firma su un bilancio che è secondo solo a quello dello Stato, un Istituto che non ha pari in Europa per dimensioni e numero di servizi di Welfare garantiti dopo le incorporazioni dei vecchi enti minori, avvenute con le prime stagioni delle spending review. Inps ha pagato l’anno scorso prestazioni per 340 miliardi e incassato oltre 230 miliardi di contributi previdenziali e per la protezione sociale mutualizzata. Una cifra enorme se paragonata a tutti gli altri prelievi: più di tutta l’Irpef (18o miliardi) e l’Iva (132 miliardi), circa la metà di tutta la tassazione diretta ed indiretta che i cittadini versano. Oltre 16 milioni le sole pensioni previdenziali erogate, oltre 23 milioni di lavoratori iscritti, quasi 5,3 milioni di imprese che ogni anno si relazionano con l’Istituto. Per non parlare poi della banca dati, la più grande del Paese con milioni di posizioni individuali e un archivio storico unico nel panorama continentale, e delle ultime attività più strategiche sotto il profilo dell’informazione di servizio. Con la gestione Boeri è stato attivato e portato a regime sul portale web il simulatore “La mia pensione futura”, che ora verrà aggiornato per calcolare gli importi delle pensioni in “quota 100” come, un paio di anni fa, venne aggiornato per calcolare l’Ape. Negli ultimi tre anni sono state effettuate 12,6 milioni di simulazioni e 2,7 milioni di persona hanno ottenuto un estratto conto contributivo online. Se il nuovo potere è nei dati, l’Inps è sicuramente un centro di potere.
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