Il debito pubblico in Italia Ăš destinato a salire e tra 10 anni potrebbe attestarsi oltre la soglia del 145% del Pil. La previsione Ăš della casa dâaffari britannica Capital Economics che, in una nota pubblicata in questi giorni dedicata al nostro Paese, ha fatto una disamina piuttosto impietosa sulla nostra economia e sullo stato di salute delle finanze pubbliche.
«Per prevenire lâaumento del rapporto debito-Pil – si legge nella nota – lâeconomia italiana ha bisogno di crescere molto piĂč rapidamente di quanto non ha fatto nellâultimo decennio ma ci sembra alquanto improbabile che uno scenario del genere si materializzi. Soprattutto in ragione del calo demografico in atto nel Paese della bassa produttività ».
Le previsioni sullâandamento del Pil italiano della casa dâaffari sono peggiori di quelle della Commissione europea, che pure ha rivisto drasticamente le sue stime sullâandamento del Pil a +0,2% dal +1,2% messo in conto fino a tre mesi fa. Per questâanno infatti Capital Economics mette in conto una crescita piatta del Pil e per il prossimo anno un calo dello 0,5 per cento.
Ma Ăš sugli anni che vanno dal 2021 al 2029 che le previsioni sono piĂč fosche. Su questo lasso di tempo Capital Economics ha previsto un Pil praticamente invariato. Uno scenario che, qualora si concretizzasse, potrebbe comportare un aumento del rapporto debito/Pil fino alla soglia del 145% che si prevede possa essere superata nel 2019.
Le stime fatte dal governo nella prima legge di bilancio presentata alla Commissione a settembre indicavano un calo del debito fin sotto la soglia del 125% del Pil. Quelle della legge poi votata dal Parlamento, che indicavano una crescita dellâ1% per il 2019, mettevano in conto un rapporto debito/Pil sostanzialmente invariato nel corso del prossimo decennio.
«Le nostre stime – spiegano gli analisti – potrebbero sembrare eccessivamente pessimistiche se si pensa che nel ventennio 1999-2019 lâeconomia italiana, pur non brillando, Ăš pur sempre cresciuta in media dello 0,4% allâanno. Ă anche vero che a favore ha giocato il fattore demografico: la popolazione in etĂ da lavoro Ăš cresciuta in questo periodo dello 0,4 per cento. Nei prossimi 10 anni non sarĂ cosĂŹ dato che ci si aspetta una flessione dello 0,5% allâanno della popolazione in etĂ da lavoro».
Lâaumento dellâindebitamento, cosĂŹ come prospettato dalla casa dâaffari, sarĂ graduale e non improvviso come Ăš accaduto durante la crisi dellâeuro ma la dinamica risulta comunque preoccupante. Soprattutto tenendo conto delle recenti osservazioni del Fondo monetario internazionale sulla riforma delle pensioni. Un provvedimento destinato a far lievitare considerevolmente la spesa pubblica nei prossimi anni senza un impatto significativo sulla crescita dellâeconomia.