Sole 24 Ore, chiesto rinvio a giudizio per Benedini, Treu e Napoletano

La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex direttore editoriale del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, dell'ex presidente del cda del gruppo Benito Benedini, dell'ex a.d. Donatella Treu. I reati contestati ai tre imputati sono false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato. I magistrati hanno chiesto anche il rinvio a giudizio per lo stesso gruppo di via Monte Rosa per effetto della legge 231 sulla responsabilità penale degli enti. La società risponde in relazione ai reati contestati a Treu, Benedini e Napoletano che riguardano complessivamente un arco di tempo che va dal marzo 2014 al marzo 2016. Adesso spetterà al giudice per l'udienza preliminare stabilire se accogliere o respingere la richiesta della Procura. L'inchiesta era stata chiusa dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale dal pm Gaetano Ruta il 16 novembre scorso. Stando alla ricostruzione dei pm, l'ex direttore del Sole Napoletano – ritenuto "amministratore di fatto" del gruppo dal 23 marzo 2011 al 14 marzo 2017 – "per via della partecipazione ai consigli di amministrazione della società e del coinvolgimento delle scelte gestionali attinenti alle modalità di diffusione del quotidiano ed alla comunicazione esterna dei dati diffusionali e dei ricavi ad essi correlati, con Donatella Treu e Benedini, "al fine di assicurare a se stessi e a terzi un ingiusto profitto" avrebbero esposto nella semestrale del giugno 2015, nel resoconto intermedio del settembre successivo, nonché nel bilancio del dicembre dello stesso anno, "fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società". Per i magistrati, inoltre, i tre indagati sarebbero intervenuti "sull'andamento economico del quotidiano 'Il Sole 24 Ore', sulle vendite delle copie digitali e cartacee e sui ricavi" per fornire un quadro della situazione volto a "sovrastimare i risultati di gestione del più significativo asset" del gruppo di via Monte Rosa. Dal marzo 2014 al marzo 2016, inoltre, i dati dei vari settori del gruppo sarebbero stati aggregati in modo tale da impedire "di valutare la natura e gli effetti sul bilancio della società dei risultati di ciascun settore". "A partire dall'esercizio 2013", infine, gli indagati avrebbero alterato "la rappresentazione dei ricavi diffusionali" dello stesso quotidiano anche attraverso "la vendita simulata di abbonamenti al quotidiano digitale a favore di grandi clienti che finivano per essere privi di un effettivo corrispettivo". Sono state archiviate, invece, le posizioni di altri 7 indagati cui era contestato il reato di appropriazione indebita. Si trattava dei soci o gli amministratori di fatto della società di diritto inglese Di Source Limited, che tra il 2013 e il 2016 attraverso contratti con il Sole 24 Ore si sarebbe dovuta occupare della promozione del quotidiano e della diffusione della versione digitale. Operazioni che per i pm milanesi, in realtà non sarebbero mai state fatte e avrebbero tuttavia creato un danno stimato in oltre 2,9 milioni di euro per il gruppo editoriale. Il Sole 24 Ore, però, nel marzo scorso ha fatto sapere di aver "accettato dalla società Di Source l'offerta risarcitoria di euro 2.961.079,90, esattamente corrispondente all'importo del danno patrimoniale come ipotizzato nell'ambito del procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Milano". Ragione per la quale  questo capitolo dell'inchiesta è stato archiviato.  
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