Boccia: “Commissariamo i cantieri per accelerare la crescita ed evitiamo la manovra bis”

“Se riuscissimo a far riaprire i cantieri e avere una crescita che accelera potremmo non avere necessità di fare una manovra aggiuntiva”. Ne è convinto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che suggerisce di considerare il rallentamento economico – certificato anche dall’Ocse, come “una grande questione di emergenza nazionale e di interesse nazionale”. Ospite del forum #PoliticaPresse, Boccia lancia la sua proposta: “Individuiamo, nelle more di normalizzare il paese in chiave di semplificazione, i commissari e apriamo i cantieri dappertutto”. L’esempio è quello del Ponte Morandi: “è stato un ‘trauma paese’, e si è costruito un processo attraverso il commissario per accelerare la ricostruzione. Non aspettiamo altri traumi materiali per fare un altro commissario”. Un’accelerazione necessaria anche in vista della prossima legge di bilancio: la crescita dell’1% che il governo aveva stimato per rendere sostenibile la manovra “purtroppo non c’è, non per colpa del Governo perché il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni ancora dovevano partire”. E “occorre una capacità di reazione che stiamo indicando in alcuni step. A partire dalla sensibilità della questione temporale nel Paese. Noi abbiamo un Paese che non ha mai avuto la sensibilità per la questione temporale, cioè in quanto tempo facciamo le cose che diciamo. Se diciamo di aprire i cantieri e fare le infrastrutture per costruire provvedimenti anticiclici e non subire il rallentamento dell’economia, allora bisogna farlo quanto prima. Se lo facciamo fra molti mesi, il rallentamento economico sarà già in casa e non riusciremo a contrastarlo”. Parlando di cantieri è impossibile non parlare di Tav, “un’opera simbolo” su cui “sono abbastanza ottimista, e spero di non essere contraddetto. Mi auguro che i due vicepremier e il premier faranno prevalere, come è stato per l’Ilva e della Tav il buonsenso e l’interesse nazionale. E questo sarebbe un valore per il governo, un grande atto di coraggio da parte loro per superare anche una dimensione di parte e di partito”. Nel giorno in cui partono le domande per il reddito di cittadinanza, Boccia ribadisce che “non ha effetti rilevanti sull’economia reale. È giusto aiutare le fasce di povertà, ma non che diventi un disincentivo al lavoro. Dobbiamo coniugare lo sviluppo alla riduzione di disagi. Se evitassimo di ragionare per sintesi o per tweet capiremmo che ci sono anche dei punti di contatto, che potrebbero essere trovati dei punti di equilibrio”, perché vero che i salari sono bassi “ma se c’è il 120% di tasse è difficile sostenere un incremento. Penso che ci convocheranno a breve – aggiunge Boccia – in termini teorici condividiamo il salario minimo ma rischia di creare una distonia: va collegato a una legge sulla rappresentanza per evitare il dumping contrattuale delle piccole associazioni. E’ arrivato il momento di un patto per il lavoro”. Questo provocherà “un problema di risorse”, avvisa, “perché se a fine anno dobbiamo affrontare la nuova manovra con 23 miliardi di clausole Iva occorre evidentemente un confronto importante, non possiamo presentarci in Ue con altro deficit e altro debito. Stabiliamo delle priorità: per Confindustria era ed è il lavoro”. Nei rapporti con il governo “c’è stata una fase difficilissima, nel primo semestre post elezioni, in cui il linguaggio superava le questioni di merito. A ogni critica c’era una risposta, si parlava di prenditori, si evitava il confronto. L’invito era ed è tuttora calmierare i toni e cominciare un confronto. Penso che in questo momento si tratta di cambiare una stagione, passare dalle colpe e degli alibi, anche perché dopo un anno di governo è francamente difficile, bisogna avere anche l’onestà di dire che molto di questa recessione dipende da cause esterne”. I primi passi sono già stati fatti: “ho avuto modo di incontrare martedì prima dell’incontro con la Confindustria francese Di Maio e lui mi ha dato mandato a tentare di normalizzare il rapporto con i francesi, l’ho considerato un grande atto di responsabilità“. E proprio con la Francia, insiste il numero uno di viale dell’Astronomia, “abbiamo bisogno di un rapporto con la Francia perché, dopo la scadenza di Draghi alla Bce, l’Italia deve giocare la sua partita per il sostituto. Non dimentichiamo che Draghi arriva alla Bce grazie all’accordo Italia-Francia, fra Sarkozy e Berlusconi”. Ecco perché “il rapporto fra governi deve prescindere dalle piattaforme dei partiti. Più che pensare a tattiche e alleanze, possiamo immaginare un nuovo sogno di Europa che diventi luogo ideale di inclusione dei giovani, di lavoro, imprese, e infrastrutture”. La sfida, ricorda, è tra Europa e mondo esterno perché l’Unione “è già un gigante economico” e le Confindustrie europee dicono che “è arrivato il momento che diventi anche un gigante politico”. Ecco perché “entro aprile faremo una giornata unica di tutte le Confindustrie europee rivolte a tutti i partiti europei”. E “su questo – assicura Boccia – l’Italia può giocare una partita importantissima”.

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