Brexit, da domani comanda il Parlamento. Si cerca una via d’uscita

Il Parlamento britannico cerca oggi un piano B per la Brexit, all’indomani del voto in cui ha deciso di prendere in mano il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea, infliggendo una nuova storica sconfitta alla premier conservatrice Theresa May. I deputati hanno adottato un emendamento che permette loro di organizzare mercoledì una serie di voti indicativi sulla forma che dovrà assumere la Brexit. Fra le opzioni ci potrebbero essere la permanenza nel mercato unico, un nuovo referendum e l’annullamento dell’uscita dall’Ue. Questa presa di controllo del processo della Brexit da parte dei deputati, nella settimana in cui era previsto che il Regno Unito uscisse dall’Ue (inizialmente la data fissata per il divorzio era il 29 marzo), costituisce l’ennesima umiliazione per May, più indebolita che mai, come titolano i media britannici. “È un’umiliazione nazionale” e “la premier non ha alcun controllo degli eventi”, afferma l’ex vicepremier conservatore Michael Heseltine, sul Guardian. Theresa May ha riunito intanto il suo Gabinetto stamattina per discutere della risposta a questa rivoluzione parlamentare. Già ieri un portavoce del ministero incaricato per la Brexit aveva messo in guardia contro “un pericoloso e imprevedibile precedente”, lanciando ai deputati un appello a fare prova di “realismo”.  E Theresa May, ha convocato tutti i deputati conservatori per domani alle 17 locali (le 18 in Italia) per un incontro a porte chiuse alla Camera dei Comuni. Lo riporta l’emittente Sky News. Secondo la redazione politica del Sun, inoltre, fra gli alti responsabili dei Tory si ritiene che May potrebbe utilizzare l’incontro per fissare una data delle sue dimissioni e dare un’ultima chance al suo accordo per la Brexit, già bocciato due volte dal Parlamento britannico. Ottenendo dall’Ue il rinvio della data di divorzio dal 29 marzo, Bruxelles ha fissato per May due scadenze: se riuscirà a far approvare il suo accordo in Parlamento, la Brexit avverrà il 22 maggio; se invece non ci riuscirà, Londra avrà fino al 12 aprile per presentare un’alternativa e chiedere un nuovo rinvio, che implicherebbe la partecipazione alle elezioni europee di maggio, oppure ci sarebbe un’uscita senza accordo, cioè si concretizzerebbe lo scenario di no deal.  Il no degli unionisti irlandesi – Intanto il partito unionista nordirlandese Dup ha annunciato che continuerà a opporsi all’accordo sulla Brexit negoziato con Bruxelles dalla May, di cui è alleato. “Non lasceremo che la prima ministra o l’orda del Remain (cioè a favore della permanenza nell’Ue ndr.) ci costringano a sostenere un accordo sulla Brexit tossico”, ha twittato Sammy Wilson, deputato del Dup portavoce per la Brexit. “Non voteremo per una versione non emendata o invariata”, ha scritto ancora in un commento sul Daily Telegraph.  

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