Il Parlamento europeo riunito a Strasburgo in seduta plenaria, affronta domani il delicatissimo nodo del Copyright. Il testo del provvedimento è quello uscito dalla trattativa con la Commissione Ue dopo la prima approvazione dello scorso settembre. La riforma del copyright ha al centro l’obbligo per le grandi piattaforme “distributrici” di contenuti di mettersi d’accordo con gli editori (o i giornalisti free lance, i fotografi e i videomaker, cioé chi i contenuti li produce) per stabilire un compenso sui materiali che, oggi, vengono utilizzati da Google e Facebook praticamente senza remunerazione. Il provvedimento prevede anche che un editore possa decidere di non mettere a disposizione i suoi contenuti (neanche dietro compenso) e, in questo caso, le piattaforme dovranno vigilare (come, per altro, fa già Youtube con i video) che non ci sia un copyright e, quindi, eventualmente segnalare o bloccarne la diffusione. Le previsioni propendano per un’approvazione come già accadde a settembre. Ma, di certo, l’argomento divide e ci sono spaccature un po’ in tutti i gruppi. Ppe e S&D (i due gruppi maggiori) sono per il sì ma, al loro interno, ci sono posizioni diverse. Spiega l’on. Silvia Costa (che segue da tempo) la questione: “Qualcuno vorrebbe riaprire il discorso su eventuali emendamenti, ma il provvedimento è già stato modificato in sede di trattativa con la Commissione e non ci sembra il caso di rimettere tutto in discussione”. Silvia Costa ribadisce la sua posizione: “Il punto è che la legge spinge editori e grandi piattaforme a mettersi d’accordo. Una volta d’accordo, tutto continua come prima. I materiali potranno essere diffusi come e meglio di quanto avviene adesso senza nessuna limitazione alla libertà degli utenti”. Tra i gruppi divisi anche i verdi (ufficialmente per il “no” ma con diversi parlamentari che voteranno “sì”. I M5S (che fanno parte con i Ukip di Farage del gruppo Efdd, “della Libertà e della democrazia diretta”) sono per il no. Di Maio si dice preoccupato del fatto che le aziende editoriali possano decidere di rifiutare la pubblicazione anche dietro il pagamento di royalties o revenues il che impedirebbe la diffusione capillare (attraverso gli utenti) dei loro materiali. Anche l’articolo 13 (che obbliga le grandi piattaforme a installare sistemi di controllo per bloccare la condivisione di materiali coperti da copyright) ha ricevuto diverse critiche. La norma, comunque, prevede l’esclusione dagli obblighi della legge sia gli organismi come Wikipedia (che diffondono senza scopo di lucro) sia le start up e le piccole imprese. Il punto che ha suscitato le maggiori proteste è il timore che gli utenti finali non possano più condividere i materiali informativi e scambiarli con i loro amici online proprio perché le grandi piattaforme, per paura di essere costrette a pagare, finiranno per applicare politiche tecnicamente molto restrittive. I sostenitori della lege rispondono che non è così e che gli utenti finali sono salvaguardati. Anche perché gli editori avranno tutta la convenienza a far diffondere le loro notizie ottenendo in cambio interessanti revenue e che, già adesso, i contenuti premium (a pagamento, vedi partite di calcio o testi di particolare interesse) hanno limiti di diffusione. Wikipedia – La protesta più eclatante è quella di Wikipedia che, oggi, ha “ocurato” le sue pagine in italiano (lo stesso è accaduto in Germania e in altri Paesi. Su un fondo nero, appare la seguente scritta: . “Questa può essere la nostra ultima opportunità, aiutaci a salvare il diritto d’autore in Europa. La direttiva darà agli editori il potere di limitare la diffusione di notizie e titoli in ogni sito altrui (articolo 11). Costringerà inoltre quasi tutti i siti ad analizzare preventivamente ogni contributo dei propri utenti per bloccarli automaticamente se non autorizzati dalle industrie del copyright (articolo 13)”- E poi, afferma la “liber enciclopedia” “Eetrambi questi articoli rischiano di colpire in modo rilevante la libertà di espressione, la partecipazione e la creatività online. Nonostante Wikipedia possa non essere direttamente toccata da queste norme, il nostro progetto è parte dell’ecosistema di Internet. Gli articoli 11 e 13 indebolirebbero il web, e indebolirebbero Wikipedia”. Gasparri – Sul tema interviene anche il Parlamentare di Forza Italia Maurizio Gasparri, schierato dalla parte del “sì” al provvedimento: “La riforma del diritto d’autore, all’esame del Parlamento Europeo, tutela la proprietà intellettuale, la creatività, i diritti degli autori di musica, articoli, contenuti culturali di ogni genere. È vergognoso l’atteggiamento di chi dice bugie, parlando di censure di fronte a provvedimenti che invece tutelano la vera cultura e l’attività di chi l’alimenta con i suoi scritti, con le sue musiche, con le sue opere. In particolare Wikipedia, già nota per la discutibile qualità dei suoi contenuti, finge autocensure per far circolare tesi senza fondamento. La società della rete deve essere una opportunità per tutti, ma non deve essere il luogo del saccheggio dei contenuti per alimentare fake news e distorsioni”.
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