Da Napoli a Palazzo Chigi, la sfida di de Magistris: “Costruire alternativa dal basso”

Altro che Camera o Senato, Luigi de Magistris punta al bersaglio grosso: Palazzo Chigi. Ai microfoni di PoliticaPresse, il sindaco di Napoli lo dice apertamente: “Vorrei costruire un’alternativa dal basso”. Come motto cita una frase di Paolo Borsellino che utilizzò anche all’esordio a Palazzo San Giacomo: “Bisogna aprire le finestre per fare uscire il puzzo del compromesso morale e far entrare il profumo di libertà”. Dema sembra avere le idee molto chiare sul progetto: “Proverò a mettere insieme tanti elettori che hanno sperato di costruire un’alternativa con altri partiti, anche quelli delusi del M5S”. I pentastellati tornano spesso nelle sue riflessioni: “Dovrebbero avere posizioni piu nette e coerenti” e “non penso che Roberto Fico si smarcherà politicamente da Luigi Di Maio”. Del giovane leader dice: “Passerà alla storia per il ‘capolavoro’ di aver fatto diventare Matteo Salvini il capo politico del governo, trasformando una persona vecchia politicamente in una figura nuova, e ora è al 30%”. Ma a cena sul lungomare ci andrebbe proprio con il giovane omonimo, sebbene lo consideri “la spalla” del ministro dell’Interno. Il sindaco conosce bene la realtà Cinquestelle. Sin dai tempi di Italia dei Valori, quando nel 2009 fu eletto al Parlamento europeo. “Non dimenticherò mai il sostegno dei meetup, la vera essenza del Movimento, quando ero magistrato. Ma ho capito cosa era il M5S quando Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, dopo i tanti consensi che presi alle elezioni, mi proposero di seguire la mia comunicazione sui social e sul loro blog: ‘Tu dì ciò che devi dire, a riportarlo ci pensiamo noi’, mi dissero. Ringraziai, ma risposi che ci avrei pensato da solo, ora che ero libero di parlare senza dover rispettare i vincoli di riservatezza di un magistrato. In quell’occasione capii che c’era un’eterodirezione del pensiero”. Al Carroccio, invece, lancia una sfida sull’autonomia. “Io ci credo, ecco perché non mi convince quella leghista. L’autonomia differenziata non dà forza ai popoli, ai diritti, alle città (l’Italia è dei comuni), ma alle Regioni. Che sono soprattutto, non tutte, dei carrozzoni dove la politica è fortissima”. Meglio creare delle vere e proprie macro-regioni, “magari suddivise come gli attuali collegi delle elezioni europee”. In quel caso l’appetito di guidare il Sud potrebbe crescere. Anche se l’idea di candidarsi alle regionali in Campania, nel 2020, è “concreta”: “La decisione finale la prenderò quest’estate”. De Magistris ne ha per tutti, anche per il Pd e il suo nuovo segretario. “Nicola Zingaretti è un uomo d’apparato, circondato dall’apparrato – tuona il sindaco di Napoli -. Ma se avrà la forza di cambiare davvero, potrebbe essere un interlocutore politico e istituzionale”. Di Matteo Renzi, Romano Prodi, Alessandro Di Battista dice: “Reperti archeologici”, specificando che l’ex premier “ha bruciato un consenso incredibile”, mentre il pentastellato “poteva esserlo il nuovo e non lo è”. Della sua Napoli dice che secondo le opinioni dei turisti “oggi è una città sicura”, anche se “abbiamo poche forze di polizia rispetto alle esigenze”. E poi c’è il capitolo Roberto Saviano: “Non sono appassionato di ‘Gomorra’ ma non discuto l’arte. Lui, però, non racconta mai il bene, nel suo racconto Napoli è solo inferno e male”. Impossibile non parlare anche dello stadio San Paolo, con De Magistris: “Stiamo facendo i lavori con i soldi ottenuti per le Universiadi. Questa settimana si firma il contratto anche per i seggiolini nuovi” e “per luglio avremo l’impianto fortemente ristrutturato”. Con Aurelio De Laurentiis il rapporto è “come le targhe alterne”, ma per i lavori a Fuorigrotta “useremo solo soldi pubblici, circa 40 milioni di euro, è l’unico caso in Italia”. Magari servirà anche al Calcio Napoli per vincere, sempreché campioni come Lorenzo Insigne non facciano le valigie: “Troppi se ne vanno…”, conclude il sindaco, che confessa il suo “sarrismo” e anche se dà tempo a Carletto Ancelotti. Una pazienza atipica per un vulcano come Dema.  

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