Nel 2018 il Pil ai prezzi di mercato Ăš stato pari a 1.753.949 milioni di euro correnti, con un aumento in volume dello 0,9%. Lo rileva l’Istat, aggiungendo che il deficit di bilancio, misurato in rapporto al Pil, Ăš stato del 2,1%, a fronte del disavanzo del 2,4% del 2017, con un saldo primario positivo pari all’1,6%, contro l’1,4% nel 2017. Il Pil in volume nel 2017 aveva registrato un aumento dell’1,6%. L’istituto statistico ha rivisto al ribasso la stima preliminare, che indicava un aumento in volume dell’1% nel 2018. Lo scorso anno l’incremento Ăš stato piĂč marcato nell’industria in senso stretto ( 1,8%) e nelle costruzioni ( 1,7%). La crescita Ăš stata piĂč moderata nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca che ha segnato un incremento dello 0,9% e nell’insieme delle attivitĂ dei servizi ( 0,7%). Torna a salire il debito pubblico, che balza al 132,1% del Pil, in crescita dal 131,3% registrato nel 2017, lo stesso livello anche del 2016, quando era sceso dal 131,6% dell’anno precedente. In valore assoluto, il debito sale a da 2.263,4 miliardi a fine 2017 a 2.316,7 miliardi a fine 2018. I motivi della frenata – I numeri Istat mettono un po’ di chiarezza nel dibattito circa i motivi dietro la frenata nel PIL italiano nel ultimo semestre del 2018 che ha comportato l’ingresso in recessione tecnica. Nel 2018 il Pil Ăš stato pari a 1.753.949 milioni di euro correnti, ed Ăš aumentato dello 0,9%, meno rispetto alla stima preliminare di un aumento del Pil pari all’1% (dato grezzo). Dal lato della domanda interna, rimarca l’Istat, nel 2018 si registra una crescita del 3,4% degli investimenti fissi lordi e dello 0,5% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con lâestero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate dellâ1,9% e le importazioni del 2,3%.La crescita dellâeconomia Ăš sĂŹ proseguita per il quinto anno consecutivo, ma segna un rallentamento rispetto al 2017. “Lâindebolimento della dinamica Ăš derivato da un netto ridimensionamento del contributo della domanda interna e in particolare della componente dei consumi privati – rimarca l’Istat – . Lâandamento delle esportazioni ha segnato una decelerazione e lâapporto della domanda estera netta al Pil Ăš divenuto lievemente negativo. Lâespansione del valore aggiunto, diffusa a tutti i principali comparti, Ăš stata piĂč marcata nellâindustria manifatturiera e nelle costruzioni, meno dinamica nei servizi. Consumatori – Sui dati Istat Ú’ scattato subito l’allarme delle associazioni dei consumatori davanti ai deboli riscontri economici abbinati ai problemi sui conti pubblici. “Sale il rischio di una manovra correttiva”, afferma a caldo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Il Pil italiano Ăš salito solo dello 0,9%, in netta frenata rispetto all’1,6% del 2017 e, soprattutto, sotto le previsioni del Governo. Anche il rapporto deficit/Pil, pur migliorando dal 2,4% del 2017, Ăš ben superiore alla stima dell’Esecutivo – prosegue Dona – . L’indebitamento delle amministrazioni pubbliche del 2018 ha un effetto di trascinamento sull’anno in corso. Ecco perchĂ© rischiamo una stangata a fine anno se non ci sarĂ un immediato cambio di rotta nella politica economica. Va soprattutto rilanciata la spesa delle famiglie residenti, ancora al palo con un misero 0,6%, cosa particolarmente grave visto che rappresenta il 60% del Pil”. Lavoro – Il tasso di disoccupazione giovanile si attesta a gennaio al 33%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a dicembre. Lo riferisce l’Istat, precisando che su base annua il tasso Ăš in aumento di 0,4 punti. La disoccupazione, nei dodici mesi, registra una variazione negativa per tutte le classi di etĂ ad eccezione proprio dei 15-24enni. Il tasso generale Ăš stabile rispetto al mese precedente, e si attesta al 10,5%, in flessione rispetto all’11% dello stesso mese del 2018. A gennaio la stima delle persone in cerca di occupazione aumenta dello 0,6% ( 15 mila). Buone notizie sul fronte occupazione: a gennaio sono stati registrati 21mila posti di lavoro in piĂč rispetto al mese precedente e 160mila in piĂč nel confronto con gennaio 2018. Su base mensile l’aumento riguarda soltanto gli uomini ( 27mila), mentre diminuiscono le donne (-6mila) che hanno un impiego. Su base annua, invece, l’espansione interessa entrambe le componenti di genere concentrandosi esclusivamente tra gli ultracinquantenni ( 250mila). A gennaio il tasso di occupazione rimane stabile al 58,7%. L’andamento degli occupati Ăš determinato da un aumento consistente dei dipendenti stabili ( 56 mila), mentre si osserva un calo dei dipendenti a termine (-16 mila) e degli autonomi (-19 mila). Nel periodo da novembre 2018 a gennaio 2019 l’occupazione registra un lieve calo rispetto ai tre mesi precedenti (-0,1%, pari a -19 mila unitĂ ). La flessione riguarda gli uomini e le persone tra i 15 e i 49 anni. Nel periodo diminuiscono i dipendenti a termine e gli indipendenti, mentre si registra un segnale positivo per i dipendenti permanenti. Su base annua, al netto della componente demografica la variazione Ăš positiva per tutte le classi di etĂ tranne i 15-34enni. Crescono soprattutto i dipendenti a termine ( 126 mila) ma si registrano segnali positivi anche per i dipendenti permanenti ( 29 mila) e gli indipendenti ( 6 mila).
Istat rivede al ribasso il Pil: +0,9% nel 2018. Il debito torna a salire: è al 132,1%
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