Reddito di cittadinanza al via, timore per folla agli sportelli. Poste e Caf: “C’è tempo fino al 31 marzo”

Lunghe code, domande tecniche a raffica e un leit-motiv: “Come si compila il modulo?”. La vita agli sportelli di Poste e Caf non è mai facile, ma oggi rischia di essere una giornata nera: è il day 1 per presentare le domande per il reddito di cittadinanza. Vista la giovane età di molti percettori, c’è da sperare che tanti richiedenti possano tuffarsi sul sito ufficiale del governo, ma il timore è che sin dalla prima mattina si assisterà ad afflussi importanti negli uffici. Ecco allora che ministero del Lavoro, Poste e Caf lanciano un appello: non affollatevi tutti il primo giorno, c’è tempo fino al 31 marzo. “Noi abbiamo affisso delle locandine che segmentano per ordine alfabetico. E’ uno strumento per mettere in condizione i cittadini di non affollarsi il primo giorno, abbiamo scaglionato per lettera, visto che ci sarà un afflusso straordinario è inutile andare tutti insieme il 6”, ha spiegato alla Camera Marco Siracusano, ad di Postepay. Da quasi 20 giorni, negli oltre 13mila uffici postali è affisso un calendario ‘consigliato’, che ad esempio suggerisce a chi ha il cognome che inizia per A e B di presentare la domanda il 6 marzo, mentre i richiedenti con cognome S-Z dovrebbero presentarsi mercoledì 13 marzo. Per chi volesse invece puntare sui Centri di assistenza fiscale, anche qui tutto è pronto. Il servizio è gratuito e, anche se non si vogliono fare previsioni, ci si attendono grandi folle. “Non venite tutti il 6 marzo, ci sono i tempi per presentare la domanda. Abbiamo tempo fino al 15 aprile per inviarla all’Inps e l’Inps ha tempo fino a fine aprile per segnalare le anomalie”, sono state le parole arrivate dalla Consulta dei Caf. In realtà, si sussurra, molte agenzie faranno a gara già dai primi giorni per vantare le pratiche lavorate, sfruttando anche i contatti con i sindacati per orientare i possibili percettori verso i vari centri. Attenzione però: i blackout potrebbero esserci e non parliamo solo di quelli online. Non è un caso come Poste ostenti tranquillità e parli di “impegno straordinario”, ma ribadisca: “Non si possono escludere a priori delle disfunzioni”. Il paradosso è dietro l’angolo: come già successo con le primarie Pd, le code potrebbero essere lette dal governo come un aspetto positivo. Il M5S ci punta forte: chissà che dai vecchi brontolii alle Poste non possa arrivare il riscatto per Luigi Di Maio…

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